Messa alla prova per il neo-assessore allo sport Luca Vannucci, nell’ambito dell’inchiesta che lo vede indagato per l’omessa denuncia delle irregolarità nel cantiere dello stadio Lungobisenzio, nella scorsa legislatura quando era consigliere delegato allo sport. Il giudice ha accettato la richiesta dei legali di Vannucci, gli avvocati Alberto Rocca e Michele Nigro, su cui la stessa Procura di Prato aveva espresso parere favorevole.
Vannucci effettuerà tre mesi di lavori socialmente utili, per sei ore settimanali, alla Fondazione Santa Rita. Con l’istituto della messa alla prova, il processo viene dunque sospeso; se al termine dei tre mesi fissati, il percorso intrapreso da Vannucci sarà valutato positivamente dal giudice, il reato di omessa denuncia verrà dichiarato estinto. Nel corso delle indagini preliminari è caduta l’accusa più grave ipotizzata in un primo momento per Vannucci, quella di corruzione nell’esercizio delle funzioni. Restava in piedi la contestazione dell’omessa denuncia, un’ipotesi di reato – sottilneano gli avvocati Rocca e Nigro – per la quale la condanna prevista è “solo una multa”.
“La messa alla prova – aggiungono in una nota Rocca e Nigro – è una non condanna ed una non assoluzione. L’accusa non prova la colpevolezza, la difesa rinuncia a ricercare l’assoluzione. Abbiamo scelto di adottare subito questa strada, rapidamente, per praticità e senso concreto delle soluzioni giudiziarie moderne. E’ stato fatto in fase di indagine, cioè prima ancora che venisse formalizzata l’accusa mediante capo di imputazione, cioè in ambito di riservatezza ove si procede a porte chiuse e non a caso ma perché si ritiene per legge di non renderlo pubblico, ovvero che non sia necessario”.