Un’installazione che ha fatto discutere per giorni: quella apposta alla Tignamica, a Vaiano, da Luciano Storai, un artista del luogo, non è certo passata inosservata. La scultura è stata adesso rimossa: non rispettava una norma prevista dal regolamento urbanistico del comune, che vieta opera aggettanti sulla strada, anche se affisse su una proprietà privata. L’installazione rappresentava la figura nuda di Cristo su una croce rosa ed era stata posta sul muro dei locali di cui l’artista è affittuario, ben visibile dalla strada. La cittadinanza si è immediatamente divisa, tra chi trovava l’opera se non blasfema, quanto meno irrispettosa, e chi invece l’ha definita semplicemente come “provocatoria” (in realtà, come ha spiegato il sindaco di Vaiano Primo Bosi, le opinioni negative hanno superato di gran lunga quelle positive). “Eravamo pronti ad emettere un’ordinanza, ma l’artista, col quale abbiamo parlato, ha deciso preventivamente di togliere la croce – spiega il primo cittadino di Vaiano Primo Bosi –. L’arte è qualcosa di soggettivo, ma la mia opinione è che non vada imposta agli altri in questo modo. Anche se, devo riconoscere, il confine è molto labile”. Al posto della croce, è comparsa una scritta, di mano dell’artista: “Lascio quello che volevate, il Cristo l’ho levato per cause familiari”. È lo stesso Storai a spiegare il gesto e quel che ne è seguito: “Nessuna blasfemia di fondo: il Cristo risulta scuro perché ho utilizzato del gesso patinato in bronzo e la croce era rosa in onore del passaggio del Giro d’Italia. La nudità è così evidente per mostrare la circoncisione, tipica degli ebrei – continua – ed è un Cristo arrabbiato col Padre. Volevo essere provocatorio e per una volta catalizzare la discussione generale sull’arte: così è stato “. Accanto alla figura del Cristo, e ancora evidente sul muro, c’è il disegno di un uomo seduto su dei balli di stracci con una bottiglia di birra in mano: “Volevo fare un omaggio al tema del lavoro caro a Prato – spiega l’artista -, inizialmente avevo dipinto un panino in mano all’operaio, poi l’ho trasformato in una bottiglia” . L’opera si trova adesso nella bottega di Luciano Storai, che conclude: “Sono grato del fatto che anche i cittadini contrari non abbiano imbrattato l’opera”.
LS