Uno sciopero provinciale con manifestazione davanti al Palazzo di Giustizia di Firenze. È l’iniziativa Si Cobas, che si terrà mercoledi 6 febbraio in concomitanza con l’udienza del Tribunale del Riesame, chiamato ad esprimersi sulle misure cautelari chieste dalla Procura di Prato per sei attivisti del sindacato. A loro vengono contestati diversi episodi di manifestazioni non autorizzate (in tutto gli indagati sono 39) e singoli reati di violenza privata, per i quali il gip del Tribunale di Prato ha per tre volte respinto il divieto di uscire dal Comune di residenza e il divieto di uscire di casa dalle 19 alle 8. La Procura ha presentato ricorso contro il respingimento di queste misure cautelari, su cui si pronuncerà mercoledi il Riesame.
“Questa inchiesta rappresenta un attacco senza precedenti su questo territorio alle libertà sindacali e al diritto di sciopero sanciti dalla Costituzione” – afferma Luca Toscano, responsabile territoriale del SiCobas assieme a Sarah Caudiero, entrambi tra i destinatari delle richieste di misura cautelari.
Al sindacato vengono contestate varie manifestazioni non autorizzate, fra cui quelle di fronte alla sede del panificio Toscano, davanti alla ditta cinese Rifinizione Esse di Montemurlo e una protesta all’interno della Coop del Parco Prato. Per alcuni episodi il gip del Tribunale di Prato ha riconosciuto i gravi indizi di colpevolezza (ad esempio l’aver impedito l’uscita dei mezzi dai magazzini, può aver minato la libertà di autodeterminazione dei lavoratori che non aderivano allo sciopero), ma li ha esclusi per la presunta violenza privata in occasione della protesta al Parco Prato.
Qui una cinquantina di lavoratori e attivisti si recarono il pomeriggio di sabato 1 dicembre, con cartelli e con un megafono per incitare al boicottaggio dell’acquisto del pane fornito alla Coop dal Panificio Toscano, azienda oggetto delle rivendicazioni sindacali. Secondo il giudice, pur arrecando disordine e caos fra clienti e dipendenti, gli esponenti del Si Cobas non agirono con violenza o minaccia, né effettuarono picchettaggi, con l’intenzione di impedire lo svolgimento del lavoro. Il gip ha poi escluso che sussistano esigenze cautelari legate alla reiterazione dei reati.
“In questi mesi ci siamo battuti per i lavoratori più deboli e abbiamo chiuso accordi che hanno portato al riconoscimento dei diritti in vari settori, dalla logistica al tessile, dove i contratti nazionali erano stati fatti carta straccia da parte di diverse aziende – afferma Luca Toscano -. Abbiamo denunciato casi di sfruttamento e caporalato in ditte cinesi, dove i lavoratori subiscono gravi intimidazioni. Oggi siamo di fronte a un paradosso: alcune delle persone che spesso vediamo invitate dalle istituzioni a non rimanere schiavi sul lavoro, ad andare a denunciare le condizioni di sfruttamento e di caporalato, oggi sono oggetto di un’inchiesta e diventano bersaglio delle istituzioni, un fatto che per noi è inaccettabile” conclude Toscano.