3 Luglio 2018

Emergenza rifiuti, interviene Confindustria Toscana Nord: “Pronti a impugnare il piano della Regione ​se non ci saranno risposte”


Emergenza rifiuti, sulla questione interviene anche Confindustria Toscana Nord. “Alla fine i problemi dello smaltimento dei rifiuti sono arrivati a colpire anche le famiglie: niente più ritiro degli ingombranti per un mese, ha​ ​comunicato Alia, gestore dei rifiuti a Firenze, Prato e Pistoia, ed anche in provincia di Lucca i gestori ci segnalano di essere in procinto di adottare gli stessi provvedimenti – si legge in una nota -. Difficile immaginare che aspetto avranno​ ​fra qualche settimana le città​ ​interessate dal blocco: forse le persone riusciranno a limitare al minimo la quantità di questi rifiuti e vi sarà “soltanto” il disagio dei cittadini costretti a tenersi in casa mobili o elettrodomestici ormai dismessi; forse, invece, i marciapiedi assomiglieranno sempre più a discariche”.

Una situazione che Confindustria definisce “incresciosa”​: “Dal nostro punto di vista, però, in questo momento critico almeno un aspetto positivo c’è: quello di rendere chiaro a tutti il problema che denunciamo ormai da anni e cioè l’incombente emergenza rifiuti​ ​che riguarda l’intero territorio regionale. Come associazione di imprese​ ​l’interesse è rivolto ai rifiuti speciali,​ ​vale a dire ai​ ​10,5 milioni di tonnellate annue di scarti delle imprese manifatturiere​ ​toscane, fra cui cartario,​ ​tessile, lapideo, edile, metalmeccanico: una mole considerevole il cui smaltimento è sempre più difficile, lento e costoso a causa della carenza di impianti sul territorio regionale. Le imprese sono oggi costrette a ricorrere a società che portano i rifiuti fuori regione o anche all’estero; un processo complicato e oneroso, che allunga i tempi del servizio e costringe le imprese a stoccare i rifiuti nei propri ​magazzini e cortili”.

“Ai rifiuti speciali si aggiungono i 2,5 milioni di tonnellate​ ​annue di rifiuti urbani, in carico ai gestori individuati dai diversi ATO regionali. I gestori per parte loro hanno già manifestato, autonomamente e attraverso la loro associazione Confservizi Cispel Toscana, le gravi difficoltà che incontrano. L’emergenza rifiuti in Toscana riguarda tutti: cittadini e aziende, che pagano le​ ​mancate scelte in materia di pianificazione a medio e lungo termine. Nella regione sono presenti molti impianti di stoccaggio provvisorio e di​ ​pretrattamento, ma sono decisamente carenti gli impianti volti al recupero​ ​di materia ed energia e​ ​allo smaltimento​: ​quelli che Confindustria Toscana Nord chiede da anni e che devono essere necessariamente inseriti nella pianificazione regionale in corso​.​  Oggi accade – ripete Confindustria – che ​ i termovalorizzatori esistenti chiudano e non ne vengano realizzati di​ ​nuovi, mentre nello stesso tempo si registra l’insufficienza delle discariche, sulle quali la Regione fino ad oggi ha prevalentemente puntato nonostante le indicazioni comunitarie che le individuano come l’ultima​ ​delle soluzioni percorribili. Trasportare lontano i rifiuti contraddice il principio di prossimità promosso dall’Unione Europea: la chiusura del ciclo​ ​dei rifiuti​ ​dovrebbe avvenire limitando gli spostamenti, per diminuire l’impatto ambientale ed economico e consentire un miglior controllo. La raccolta differenziata, indicata come panacea, è solo un mezzo e non il fine di una corretta gestione dei rifiuti​. Non è un caso che l’Europa dia obiettivi di riciclo e non di raccolta differenziata. Dire di portare la differenziata al 70% di per sé non significa molto, dato che non tutto lo scarto raccolto in modo differenziato viene riciclato e che mancano gli impianti per lo smaltimento dei rifiuti generati dalle operazioni di recupero. E sempre l’Europa dovrebbe essere ascoltata perché anche in Toscana vengano correttamente applicati i​ ​principi che regolano la gestione dei sottoprodotti”.

Di qui, l’appello alla Regione Toscana. “La Regione è chiamata a intervenire, visto che essa stessa, nella delibera n. 19 del 15 gennaio 2018, evidenzia ‘situazioni di possibile criticità con deficit di capacità di smaltimento per gli​ ​impianti di discarica che ricevono rifiuti urbani e rifiuti derivanti dal loro​ ​trattamento attorno all’anno 2021-2022’. Confidiamo che nell’incontro che il presidente Rossi si è impegnato a effettuare a breve con noi venga affrontata l’emergenza e ci vengano date garanzie per il medio e lungo termine. Se il nuovo piano ​regionale ​non darà risposte efficaci,​ ​l’associazione è​ ​pronta​ ​a impugnarlo nelle sedi competenti”, conclude Confindustria Toscana Nord.
“Le politiche poco lungimiranti delle varie amministrazioni non hanno mai consentito a distretti virtuosi nel recupero degli scarti, ​come quello cartario, di attrezzarsi impiantisticamente in via autonoma. Ora in quegli stessi distretti le imprese hanno i piazzali pieni di scarto e rischiano di dover fermare le produzioni, fermando così il recupero della raccolta differenziata – dichiara Tiziano Pieretti, presidente della sezione Carta e cartotecnica di Confindustria Toscana Nord -. L’emergenza riguarda infatti purtroppo anche i rifiuti differenziati. Servono impianti per la trasformazione e lo smaltimento definitivo dei rifiuti generati dalle operazioni di recupero.”

“Il tema dei rifiuti in edilizia rappresenta una delle principali criticità del settore – aggiunge la pistoiese Ornella Vannucci, vicepresidente di ANCE Toscana Nord -. In un momento di crisi lunga e profonda poter contare su una politica regionale nella programmazione degli impianti di recupero costituirebbe uno sgravio di costi importante per le imprese di costruzione, oltre a essere segnale di attenzione all’ambiente.”

“Gli scarti tessili sono consistenti per volumi e peso. Parliamo di una gamma ampia di rifiuti che va dalla peluria alle fila, fino alle testate e ad altri scarti di tessuti – conclude Franco Ciampolini, coordinatore del Gruppo Nobilitazione e lavorazioni tessili della sezione Sistema moda di Confindustria Toscana Nord -. Ogni fase di lavorazione ha i suoi e il problema dello smaltimento investe tutti. Crescono i cumuli nelle aziende perché gli operatori hanno difficoltà a trovare dove conferirli. I prezzi, poi, aumentano sempre, in un momento in cui anche altre voci di costo stanno crescendo. Servono nuovi impianti nel territorio regionale: non ci sono alternative.”