6 Giugno 2018

Montemurlo, l’organo della Pieve di Rocca cerca sponsor per il restauro FOTO


Tutti insieme per ridare voce all’organo della Pieve di San Giovanni Decollato alla Rocca, muto dalla fine degli anni Ottanta a causa delle infiltrazioni d’acqua piovana dal tetto che, nel corso di lunghi anni di incuria a fine Novecento, ne hanno danneggiato irrimediabilmente i meccanismi.

Dopo aver portato a termine importantissimi interventi di restauro del complesso religioso, iniziati nel 2009 – come la sistemazione del tetto della Pieve, la messa in sicurezza del campanile e il recupero dell’oratorio del Corpus Domini – ora l’associazione il Borgo della Rocca, con il sostegno del Comune di Montemurlo e della Curia, si è posta un nuovo obbiettivo: far tornare a suonare l’antico organo della pieve, il più grande della Diocesi di Pistoia insieme a quello di Serravalle. Per ridare voce all’organo, risalente al 1821 e mettere in sicurezza la cantoria – la balconata lignea posta dietro l’altare maggiore dove si trova lo strumento – però servono oltre 100 mila euro, un traguardo di non poco conto, per raggiungere il quale il Comune di Montemurlo è disposto a fare la propria parte:« Il borgo della Rocca è il cuore della storia e dell’identità montemurlese e il restauro dell’organo è l’ultimo importante tassello di una lavoro di recupero che va avanti da oltre dieci anni. Per questo chiederemo alla Curia, che l’assegnazione della quota del 10% relativa agli oneri incassati a titolo di urbanizzazione secondaria, che il Comune eroga alla Chiesa, per i prossimi anni sia destinata interamente al progetto di restauro dell’organo», spiega il sindaco Mauro Lorenzini che poi fa appello al mondo imprenditoriale:« A Montemurlo esistono 3500 imprese, che qui hanno trovato risposte e condizioni ottimali per svilupparsi e crescere. Contribuire al restauro dell’organo sarebbe un prezioso gesto d’affetto verso il territorio sul quale operano». A questo proposito l’associazione “Il borgo della Rocca” ha aperto un numero di conto corrente sul quale, imprese e semplici cittadini, possono fare la propria donazione: Associazione Il Borgo della Rocca Iban: it 48 d 08922 37970 000000815706 c/c n. 81570

«Il nostro obbiettivo è quello di far partire i lavori di restauro subito dopo la festa dell’olio 2018. – spiega il presidente dell’associazione “Il borgo della Rocca”, Alessandro Franchi – Durante le manifestazioni estive montemurlesi lanceremo la campagna di sottoscrizione aperta a tutti i cittadini, per contribuire, in maniera del tutto trasparente, al recupero dell’organo. Da parte nostra alla pieve istituiremo “un registro dei donatori” e a tutti coloro che avranno donato, anche una piccola somma, daremo un attestato per la sensibilità dimostrata».

L’idea di dotare la pieve di San Giovanni Decollato la si deve al pievano Giuseppe Danti che nel 1820, al termine dei lavori di riassetto da lui intrapresi, chiese a Giosuè Agati di Pistoia, notissimo costruttore di organi, di realizzare un nuovo strumento. Il progetto si arenò per qualche tempo a causa della morte del pievano e l’anno dopo, nel 1821, fu ripreso con entusiasmo dal suo successore, il pievano Raffaello Scarpettini, che addirittura chiese all’ Agati uno strumento più grande di quello originariamente pattuito:« I nostri nonni raccontano che il suono dell’organo della Pieve di Montemurlo fosse, insieme a quello della chiesa di San Piero ad Agliana, il più bello di tutta la piana – racconta il restauratore di organi montemurlese, Riccardo Lorenzini, che ha il proprio studio-laboratorio in via Scarpettini – Ridare voce all’organo della pieve significa recuperare parte della nostra storia. L’organo è composto da mille canne. Le infiltrazioni di acqua, purtroppo, hanno compromesso sia le parti metalliche dei meccanismi che quelle in pelle. Per procedere al restauro dovrò smontare l’organo in quattromila piccoli pezzi, che poi dovranno essere riassemblati con estrema cura. Il lavoro andrà avanti per circa un anno e mezzo».

Nell’archivio della parrocchia si conserva ancora il contratto redatto nel febbraio 1821 tra il pievano Scarpettini e la ditta Agati, nel quale, oltre al costo (470 scudi fiorentini), al dettaglio delle modalità di pagamento, è riportata anche una descrizione dettagliata dello strumento. L’organo in origine era dotato di venticinque registri ed aveva la specifica funzione di imitare le varie parti dell’Opera (parti cantate, ouverture ecc..). «L’organo della pieve è a tutti gli effetti un pezzo della storia della musica perché nasce all’inizio dell’Ottocento, quando la moda dell’ Opera impazza ovunque, arrivando a influenzare perfino la musica liturgica – racconta il restauratore Riccardo Lorenzini – Poi, a fine dell’Ottocento, con la riforma ceciliana, la musica di chiesa ritorna in un alveo più tradizionalista, ed è in questo periodo anche l’organo della pieve subisce un ridimensionamento e gli vengono tolti alcuni registri, come i campanelli o la grancassa» In origine la collocazione dell’organo era diversa da quella attuale e si trovava in una nicchia posta tra i due altari della navata centrale sul lato destro. Alla fine dell’Ottocento la ditta Agati Tronci si occupò dello spostamento dell’organo dietro all’altare maggiore sulla parete absidale del presbiterio. Oltre al restauro dell’organo l’associazione Borgo della Rocca provvederà anche al recupero e alla messa in sicurezza della cantoria, la balconata lignea sotto l’organo. Insieme al suono dell’organo, inoltre, sarà recuperato anche l’antico fregio dorato che faceva da cornice all’organo, dove oggi si trova un drappo rosso.

Tra i prossimi progetti dell’associazione “Il borgo della Rocca” c’è lo spostamento della Croce astile in argento opera di Jacopo d’Andrea D’Ognabene in una teca allarmata, attraverso la quale garantire un miglior stato conservativo al prezioso manufatto (con il controllo dell’umidità) e consentire a tutti una migliore visibilità.