Don Ciotti a sorpresa a Prato per celebrare un matrimonio: «Qui ho tanti amici, voi siete la dimostrazione che la diversità può essere una ricchezza» VIDEO


Visita a sorpresa questo pomeriggio di don Luigi Ciotti a Prato. L’occasione è la celebrazione di un matrimonio tra due pratesi: Francesco Paoletti e Raissa D’Aloisio. Il sacerdote fondatore di Libera è amico della famiglia della sposa, figlia di Valentino D’Aloisio, chef del ristorante Le Fontanelle, persona molto impegnata nella Caritas diocesana.

La cerimonia si è tenuta nella chiesa di San Francesco dove don Ciotti è arrivato accompagnato da sei uomini di scorta. Il sacerdote vive sotto protezione da quasi trent’anni a causa della sua quotidiana lotta contro le mafie. In passato ha subito anche degli attentati.

 

Don Ciotti e don Carlo Stancari, amministratore parrocchiale di San Francesco

 

«Frequento Prato da 40 anni – ha detto don Ciotti ai microfoni di Tv Prato – e ho potuto vedere tutte le trasformazioni, le positività, le fatiche e le contraddizioni. Voi siete la dimostrazione che la diversità può essere veramente una ricchezza e mai deve diventare una avversità. Qui c’è la dimostrazione che si possono accogliere gli altri e per farlo però – sottolinea – bisogna riconoscere la vita, la storia e i bisogni delle persone».

Don Ciotti ha molti amici in città ed è soddisfatto della presenza sul territorio pratese di Libera, che definisce «importante», perché «impegnata per l’obiettivo di trasparenza e verità». Prato è luogo di mafia? «Certamente – afferma il sacerdote – qui c’è benessere ed è chiaro che le mafie cercano di infiltrarsi per fare i loro affari. Ma questa terra ha sempre avuto gli anticorpi per reagire, anche se non dobbiamo mai abbassare la guardia. Si deve essere sempre attenti e denunciare le cose che non vanno. Oggi mafia e corruzione vanno a braccetto».

Riconoscere la mafia non è sempre facile. A marzo il tribunale del riesame ha stabilito che l’associazione criminale messa in piedi da cittadini cinesi coinvolti nell’inchiesta China Truck non era di stampo mafioso, come invece aveva sostenuto l’accusa. «Cosa è mafia lo stabilisce la legge con il 416 bis – dice don Ciotti – ma non è sempre semplice definirlo. Però dove c’è violenza, dove ci sono metodi che aggrediscono le persone c’è mafia. Ma devo dire che non c’è la sensibilità a riconoscere fino in fondo l’associazione mafiosa in Italia. C’è soprattutto in quei territori dove questo fenomeno è antico e frequente. A volte invece non si riesce a leggere come si dovrebbe le cose fino in fondo. Però – conclude – se la magistratura ha deciso così significa che aveva elementi in mano».

Infine una domanda sul nuovo Governo a trazione Lega e 5 Stelle. Cosa si aspetta nella lotta alle mafie? «Aspetto i fatti, li aspetto da tutti, da quelli di prima e da quelli che verranno dopo». Nessuna preclusione quindi. «Mi auguro che tutti facciano la loro parte. Però è bene ricordare che lotta alla mafia vuol dire lavoro, politiche sociali, vuol dire servizi, il problema della sanità, della salute delle persone e sostegno alle famiglie. Lotta alla mafia – aggiunge – è un problema educativo e culturale. E poi non si deve fare un idolo della legalità, è una bandiera che tutti usano. Preferisco parlare di legalità e civiltà come diceva Giovanni Falcone».

Poi sopra il camice si mette la stola di don Tonino Bello, «me l’ha regalata lui, era un santo», dice don Ciotti, e va a celebrare le nozze nella chiesa di San Francesco.

 

 

G.C.