Acqua, Rossi: “Torni pubblica con società in house quotata, si recupererebbero i soldi che vanno ai privati”


Tornare a una gestione pubblica dell’acqua non solo a Firenze, dove si avvicina (2021) la scadenza della convenzione del gestore Publiacqua, ma in tutta la Toscana “con una società in house che si quoti in borsa, garantendo la massima efficienza”. E’ l’idea lanciata dal presidente della Regione Toscana Enrico Rossi in un’intervista sulla cronaca del La Nazione dove, nei giorni scorsi, a ipotizzare un ritorno al pubblico era stato il sindaco Dario Nardella dopo la vicenda di Luca Lanzalone (coinvolto nell’inchiesta della Procura di Roma sul nuovo stadio della Roma), ormai ex presidente di Acea che controlla il 75% di Publiacqua.
Rossi ricorda che già nel 2011 i cittadini toscani, con un referendum, si erano espressi a favore della gestione pubblica. “La nostra regione – aggiunge Rossi -, diversamente da quello che molti dicono, ha un sistema del servizio idrico integrato fra i più solidi e affidabili del Paese, economicamente sano” dove “la gestione mista” ha permesso “di realizzare in questi anni forti investimenti”.
Con un ritorno al pubblico, secondo il governatore, si potrebbero però, “recuperare i soldi che vanno ai partner privati. Si parla di 15 milioni di euro l’anno”. Soldi che potrebbero permettere nuovi investimenti, anche per far diminuire le tariffe. “Certo ci sarebbe un impegno economico iniziale per liquidare i soci”, prosegue Rossi, ma la Regione “può dare una mano attraverso fidejussioni”. Nessun rischio, secondo il presidente, di tornare a ‘carrozzoni’, perchè la quotazione in borsa sarebbe “a garanzia di una vera capacità di stare sul mercato”. Per Rossi la scadenza della convenzione di Publiacqua potrebbe essere l’occasione per innescare una “modifica a catena” di tutte le società.

 

Cgil, Cisl e Uil: “Bene rafforzare il ruolo pubblico di Publiacqua. Male la privatizzazione di Toscana Energia”
Sul futuro di Publiacqua e di Toscana Energia intervengono anche i sindacati di categoria di Cgil, Cisl e Uil, che reputano inconciliabili le posizioni di chi sostiene una Publiacqua pubblica e una Toscana Energia privata.

“Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Toscana – scrivono i sindacati – giudicano estremamente positiva la posizione espressa nell’intervista di due giorni fa sulla stampa dal sindaco di Firenze Nardella in merito alla volontà di rafforzare il ruolo pubblico in Publiacqua e di avviare una discussione sul consolidamento territoriale della gestione del servizio idrico, posizione che i sindacati confederali e di categoria hanno più volte espresso negli ultimi anni, senza trovare finora un’adeguata attenzione da parte degli enti proprietari. Per questo motivo sono pronti e, anzi, sollecitano l’apertura immediata di un confronto su questo tema fondamentale per lo sviluppo e la qualità dei servizi sul territorio regionale”.
“Di fronte a questa posizione – prosegue la nota di Filctem, Femca FCisl e Uiltec Toscana – giudichiamo invece fortemente contraddittoria (oltreché sbagliata e controproducente per le comunità lo-cali) la scelta che i comuni, direttamente o attraverso la controllata Publiservizi, si accingono a fare in merito alla privatizzazione di Toscana Energia”.
Nell’incontro che si è svolto ieri presso Toscana Energia con l’assessore di Firenze Perra, il Presiden-te Lovadina, il Sindaco di Massarosa Mungai, il Presidente di Publiservizi Travaglini (in rappresen-tanza del territorio Empolese e di Pistoia) e il membro di Cda di parte pubblica Sorani, i sindacati hanno ribadito come la modifica dello Statuto e dei Patti Parasociali taglierà fuori i comuni da buona parte delle decisioni aziendali.
“Il nuovo statuto e i nuovi patti – aggiungono Cgil, Cisl e Uil – svuoteranno inoltre il ruolo del Presidente, che resta espressione della parte pubblica e che perderà l’attuale e importante funzione di coordinamento e partecipazione alla definizione del piano strategico e di quello sugli investimenti, mentre manterrà quello di proporre al Cda le iniziative di sponsorizzazione. Inoltre, attraverso la soppressione del Comitato di controllo interno per la verifica dell’andamento della società, si lascerà in mano al partner industriale il, quasi assoluto, potere decisionale”.
I sindacati di categoria hanno inoltre evidenziato come gli impegni previsti nei nuovi Patti parasocia-li non siano in alcun modo cogenti, tranne quello forse del partner industriale di votare (una volta acquisita la maggioranza delle quote) la deliberazione di distribuzione delle riserve straordinarie, aspetto che i sindacati hanno fortemente criticato.
“Nessuna garanzia vincolante invece sul necessario presidio territoriale del personale, sulla salva-guardia delle attività svolte e sul mantenimento dei livelli occupazionali diretti e indiretti, con il forte rischio di trasferimento di alcune funzioni in altre regioni”. I sindacati hanno inoltre ricordato come la delocalizzazione delle decisioni, delle strategie e delle funzioni, porti inevitabilmente con sé, come già avvenuto in casi analoghi, pesanti riflessi sull’occupazione diretta e indiretta, sulle attività trasferite e sul possibile demansionamento del personale, sull’organizzazione interna e su un possibile peggioramento della qualità del servizio”.
È stata inoltre evidenziata la necessità che anche la Regione Toscana assuma una posizione e un ruo-lo in questa vicenda che riguarda lo sviluppo e la ricchezza del territorio toscano.
I rappresentanti della parte pubblica presenti all’incontro hanno dichiarato che avrebbero approfondito i temi legati alle garanzie con il partner industriale per cercare di rafforzarle, ma hanno mantenuto la posizione in merito alla scelta di privatizzazione compiuta. In particolare hanno dichiarato l’impegno a discutere con Italgas di possibili integrazioni ai patti parasociali per rafforzare le garanzie in merito ad alcuni dei punti sottolineati dai sindacati n relazione al mantenimento-incremento dei livelli occupazionali (già estremamente carenti in Toscana Energia), al mantenimento delle sedi e delle attività/funzioni svolte.
I rappresentanti sindacali hanno infine evidenziato i rischi che l’operazione “privatizzazione” avrebbe comportato sul versante degli appalti, con le garanzie da riconoscere ai lavoratori delle ditte in appalto, e sottolineato il negativo approccio manifestato fino ad ora da partner industriale e dalle amministrazioni pubbliche presenti rispetto alla definizione di clausole sociali per i lavoratori diretti e in appalto.