Recupero di ex edifici produttivi dismessi, realizzazione di piazze, riuso di spazi e materiali. Al suo giro di boa, il percorso partecipativo “Prato al futuro” – che porterà come esito finale alla redazione del nuovo piano operativo – tocca anche il tema della rigenerazione del patrimonio urbano. Non un mero esercizio dialettico per professionisti e architetti, se si pensa che tutti i giorni alcuni cittadini hanno a che fare con edifici abbandonati che creano aree di degrado. Immobili a cui, invece, potrebbero essere conferite nuove funzioni, come spiega la docente di Communication design Ingrid Lemminpaa presente all’incontro: “Io porto a Prato gli studenti americani a cui insegno a Firenze: soprattutto la zona di via Filzi è interessante, con tante potenzialità di cambiamento. La rigenerazione? E’ possibile se c’è una ferma volontà dell’amministrazione comunale di coinvolgere privati e giovani imprenditori nell’occupazione di spazi inutilizzati”.
In ambito “rigenerazioni”, la proposta del nuovo presidente dell’associazione di amicizia dei cinesi di Prato Giulin di far acquistare a imprenditori orientali cantieri abbandonati ed edifici vuoti per farne alloggi per i connazionali che lavorano nella nostra città ha riscosso plausi ma ha anche suscitato dubbi. In particolare i residenti del Macrolotto zero, che hanno subito pensato al cantiere ex Valore di via Filzi così rifunzionalizzato, hanno parlato di rischio ghetto. “Il rischio ghetto c’è – commenta Michele Bonino, docente al Politecnico di Milano – perchè i cittadini cinesi tendono a fare comunità. Però qui parliamo di futuro e cerchiamo di vedere, quindi, nel futuro di Prato le potenzialità date dalla presenza nel tessuto produttivo cinese del Macrolotto zero di creativi italiani come quelli Chi-na e Dryphoto”.
Ma non solo Macrolotto zero. Tanto sarebbero i fabbricati industriali inutilizzati che potrebbero dare nuovo lustro al patrimonio storico pratese, come l’ex Banci per il quale Marco Benedetti che al percorso partecipativo rappresentava Legambiente progetterebbe uno spazio sicuramente ad uso pubblico: “L’area di Valter Banci è una grande zona verde, oltre che un grande edificio di archeologia industriale. La valorizzazione di quell’area, di cui peraltro si parla da 40 anni, dovrebbe passare non solo da un mantenimento delle cubature edilizie della struttura ma anche da una trasformazione in spazio pubblico, data anche la vicinanza con il Pecci. Potrebbe davvero diventare una tappa di turismo industriale e architettonico”.
LS