Dal dono della Madonna all’apostolo Tommaso, al suo arrivo a Prato con il mercante Michele. Tradotta dal latino e pubblicata in un libro la storia della Sacra Cintola
In occasione della mostra «Legati da una Cintola», la Diocesi di Prato ha deciso di pubblicare in un formato agile e accessibile a tutti la storia dell’antica reliquia simbolo della città. Il titolo del volumetto, sono una cinquantina di pagine, è «Storia della preziossima Cintola della Gloriosa Vergine Maria. Alle radici della devozione pratese al Sacro Cingolo».
Si tratta della traduzione in italiano del Codice Nerucci, scritto nel Quattrocento da Bartolomeo Nerucci, insegnante di latino e letteratura, oggi custodito nella Biblioteca Roncioniana in piazza San Francesco. Il testo è in latino, contiene le notizie riguardanti la venuta della cintura della Madonna a Prato ed è stato tradotto dal canonico Marco Pratesi, bibliotecario della Roncioniana.
Per la prima volta dunque sarà possibile leggere la storia del Sacro Cingolo così come è stata tramandata a partire dal XIII secolo dai canonici della pieve di Santo Stefano, l’odierna cattedrale di Prato.
Il libro è suddiviso in tre parti. La prima riguarda il Transito dello Pseudo-Giusppe di Arimatea, testo a se stante di probabile origine francese che racconta il dono della Cintura della Vergine all’apostolo Tommaso da parte di Maria. La seconda è rappresentata dai racconti della reliquia a Gerusalemme, il matrimonio di Michele, il mercante pratese che portò la Cintola a Prato, il suo ritorno a casa e la dimora nascosta. L’ultima parte è dedicata alla manifestazione della reliquia e alle sue virtù. I tre blocchi sono inquadrati da un prologo e da un epilogo.
Il documento era già stato stampato e inserito all’interno del libro «Una Cintura tra Gerusalemme e Prato», scritto da Pratesi assieme a mons. Basilio Petrà e allo storico Francesco Santi. Adesso è reperibile in una versione destinata a un pubblico vasto. Ma l’intento del canonico Pratesi però è più ampio. Il bibliotecario sta lavorando ad una edizione critica dei cinque codici conosciuti contenenti la storia della Cintola: due sono a Prato, appunto il Nerucci e il Martini del ‘700, anch’esso custodito alla Roncioniana. Due sono a Firenze, alla Biblioteca Nazionale e alla Morelliana, e uno in Francia a Fontainebleau, scovato proprio dal canonico Pratesi. «Ma non escludo che possano esserci altri manoscritti di cui non ne siamo a conoscenza – afferma il sacerdote – sicuramente nel corso dei secoli ne sono stati prodotti altri esemplari».
La scelta di editare la storia della Cintola nasce con l’intento di far conoscere a pratesi, studiosi e turisti le vicende che portarono Prato ad avere in custodia la reliquia a partire dal 1141, quando il mercante Michele tornò in città dopo un viaggio in Terra Santa. «Già nel Medioevo si diffusero manoscritti contenenti la storia del Sacro Cingolo raccontata in volgare – aggiunge ancora il canonico Pratesi – ma a mio avviso si tratta di ricostruzioni che da un punto di vista storico e dell’informazione sono di qualità peggiore, e con meno particolari, rispetto alla storia latina, per cui era necessario poter accedere a questo testo in italiano corrente».
La storia della Cintola, corredata da una introduzione a firma del vicario generale mons. Nedo Mannucci e da note a piè di pagina, sarà disponibile dai primi di settembre alla Libreria Cattolica.