Ieri mattina è stato rimosso l’ultimo cassonetto dei rifiuti rimasto a Prato e provincia e così tutto il territorio adesso è servito dalla raccolta dei rifiuti porta a porta. Ma in molte zone della città e in periferia continuano a spuntare come funghi discariche abusive di scarti tessili. Un nostro telespettatore ci ha segnalato questa mattina la presenza di numerosi sacchi pieni di scarti tessili e rifiuti vari accanto alla campana del vetro in via Silvio Pellico. Situazione analoga è stata denunciata da un altro telespettatore, questa volta in via Puccini, sempre nella zona del Macrolotto Zero. Anche in questo caso la piazzola accanto alla campana del vetro, unico cassonetto che non verrà rimosso, si è trasformata in una discarica a cielo aperto.
Una serie di proposte per la gestione ottimale dei rifiuti tessili sono arrivate dal Comitato di via Pistoiese Macrolotto Zero per la tutela del territorio, che da anni si batte su queste problematiche. Prima di tutto mettere telecamere di videosorveglianza, sia per tutelare la sicurezza dei cittadini che per risalire all’identità di coloro che abbandonano abusivamente rifiuti. Poi rendere più incisiva l’azione dell’amministrazione sulle confezioni che producono scarti tessili e questo, sempre secondo il comitato, può essere fatto in vari modi: Asm o le aziende convenzionate dovrebbero ritirare gratuitamente gli scarti di lavorazioni tessili nelle aziende; al Comune invece spetta il compito di coprire integralmente i costi della raccolta di scarti tessili, trattamento, trasporto, riciclo e smaltimento, aumentando la parte variabile della Tia alle attività che producono scarti tessili di lavorazione. Tra le proposte anche quella di inasprire la parte sanzionatoria soprattutto per i più recidivi e, come spiegato dal presidente del Comitato Bruno Gualtieri, “Quando viene fatta la denuncia di inizio occupazione e conduzione locali ed aree, oltre alla dichiarazione dei mq° relativi all’attività ove si producono rifiuti urbani ed assimilati, devono essere date indicazioni precise sul tipo di attività svolta e se questa produrrà scarti di lavorazioni tessili. Infine – chiosa Gualtieri – Per le attività già censite si dovrà provvedere ad inserirle d’ufficio nella categoria Tia relativa alla produzione di scarti tessili”.
Adr