La Direzione Investigativa Antimafia di Firenze ha sequestrato un patrimonio stimato in oltre cinque milioni di euro nei confronti di tre imprenditori calabresi radicati da molti anni in Toscana: Giuseppe Iuzzolino 81 anni, Martino Castiglione 61 anni e Vincenzo Benincasa 57 anni. Il provvedimento, emesso dal Tribunale di Firenze, giunge dopo accurate indagini su una ipotesi di reati tributari ed evasione fiscale a carico dei tre e dei loro familiari, condotte dalla D.I.A. e coordinate dalla Procura di Firenze.
L’inchiesta ha consentito di accertare ingenti movimentazioni di capitali e investimenti immobiliari effettuati dai tre imprenditori a fronte di redditi dichiarati esigui, ma si ipotizzano anche legami con la criminalità organizzata calabrese, in particolare con la cosca ndranghetista Giglio, attiva a Strongoli, in provincia di Crotone.
Le indagini si sono focalizzate anzitutto su una società, la “SIRA Costruzioni Sas di Benincasa Vincenzo & C.”, con sede a Strongoli, di cui oltre il 50% del capitale è detenuto da Iuzzolino (unitamente alla moglie, alle due figlie e al genero), mentre la restante parte è suddivisa tra Castiglione, Benincasa e i loro familiari. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, attraverso la suddetta società è stata sviluppata un’articolata operazione immobiliare per la costruzione di 66 appartamenti su un terreno situato a Prato, acquistato per oltre un milione e trecentomila euro, in contanti e senza alcun finanziamento bancario.
Nel mirino degli inquirenti sono finite anche le movimentazioni dei conti bancari di tutti i componenti dei rispettivi nuclei familiari, in cui sono stati versati dal 2009 al 2014 contanti per oltre un milione di euro.
Le indagini della D.I.A. hanno evidenziato anche contatti tra i tre imprenditori e gli appartenenti alla famiglia “Giglio”, organici all’omonima ’ndrina dominante a Strongoli, nei cui confronti sono state fatte transazioni di denaro senza alcuna giustificazione lecita
I sequestri, avvenuti nelle province di Firenze, Prato, Pistoia e Crotone, riguardano 9 società, 19 immobili (tra fabbricati e terreni), 6 beni mobili registrati (5 autovetture e 1 motoveicolo) e 40 rapporti bancari (conti correnti, libretti di deposito e dossier titoli) riconducibili a 21 soggetti, tra persone fisiche e giuridiche, il cui valore, come detto, è stato stimato in oltre 5 milioni di euro. Si tratta di sequestri preventivi, motivati dalla sproporzione tra i redditi dichiarati e il possesso di beni, finalizzati alla successiva confisca. I beni sono stati affidati ad un amministratore nominato dal Tribunale.