Il 10% delle aziende pratesi apre a Montemurlo: le ditte italiane superano quelle cinesi


Oltre il 10% delle aziende pratesi che hanno effettuato assunzioni nell’ultimo anno e mezzo ha sede nel comune di Montemurlo, dove ad avviare nuove aziende c’è una maggioranza di imprenditori di nazionalità italiana piuttosto che cinese, in controtendenza rispetto ai dati provinciali. A Montemurlo tempo di bilanci, oltre che di fine anno, di metà mandato dell’amministrazione Lorenzini. Il distretto industriale della provincia, secondo l’analisi fornita dal Centro Impiego Fil Prato, regge, confermando peraltro la rilevanza del comparto manifatturiero del tessile, con 1226 avviamenti nel 2015 (pari al 31,5% del totale) e 565 nel primo semestre del 2016. Da rilevare due aspetti: nella provincia di Prato il tessile pesa per nel 2015 per meno del 10% del totale degli avviamenti (9,6%, contro il 31,2% di Montemurlo). In secondo luogo, a Montemurlo il tessile rappresenta quasi il doppio degli avviamenti dell’abbigliamento (1226 contro 787), mentre a livello provinciale l’abbigliamento pesa a livello di avviamenti quasi tre volte il tessile (13611 contro 4521). “Direi che questa amministrazione ha centrato a pieno l’obiettivo del lavoro e ha saputo riportare le grandi aziende sul territorio – riferisce il sindaco di Montemurlo Mauro Lorenzini -, il 90% dei capannoni della nostra zona industriale è, infatti, occupato”.

A fronte di tanti dati positivi, c’è però un segno meno, che è quello che riguarda l’occupazione giovanile: dati negativi, in linea con i numeri provinciali e nazionali. A tal proposito il Comune sta elaborando con la Fil di Prato il progetto “L’assaggio dei mestieri” che orienti i giovani nella scelta del proprio futuro professionale, mettendoli in contatto con pensionati che hanno lavorato nel tessile e non solo. Obiettivo a lungo termine: creare occupazione nei settori forti dell’economia montemurlese non disperdendo gli antichi saperi. “Il tessile ha bisogno di personale qualificato e specializzato, ma sempre meno giovani credono nelle potenzialità del settore per costruire il loro progetto di vita – continua Lorenzini – Basti pensare che ogni anno al Buzzi si diplomano 11 periti tessili a fronte di una richiesta di mercato di 16 e certe figure professionali sono contese tra le aziende, anche fuori dal distretto. Il blocco delle pensioni ha, poi, di fatto fermato il ricambio generazionale nelle aziende: i giovani non entrano più in fabbrica e i “vecchi”, che possiedono le competenze professionali, sono costretti a rimanere a lavoro senza avere la possibilità di trasmettere il loro “sapere” alle nuove leve. So che non si tratta di una competenza comunale, ma come sindaco sento il dovere e la necessità di aprire una riflessione su questo tema decisivo e di intervenire coinvolgendo imprenditori e Regione”.

LS