Boom di decessi nel 2015 nella provincia di Prato: lo scorso anno sono morte 2551 persone, 236 in più del 2014, una crescita del 10%, superiore anche al dato nazionale che ha fatto registrare un + 9,1%.
L’aumento delle morti a Prato riguarda soprattutto gli ultranovantenni che hanno rappresentato il 28,4% dei decessi (726 su 2551): nei tre anni precedenti l’incidenza media degli over 90 sulla mortalità era del 23%.
La mortalità ha presentato un andamento stagionale con un picco nei mesi di gennaio-febbraio, imputabile – come a livello nazionale – soprattutto alla popolazione anziana: quasi 7 decessi su 10, in questo periodo, hanno riguardato gli ultra ottantenni.
Anche durante l’estate si è verificato un picco di decessi, nel mese di luglio, e sebbene l’86,6% dei casi riguardi ultra 65enni, sono state interessate dal fenomeno anche le classi di età più giovani: la proporzione di morti in età inferiore ai 65 anni è infatti del 13,4% a fronte del 7,8% dei mesi invernali.
In attesa di raccogliere i dati sulle cause ufficiali di morte, un iter complesso che coinvolge anche l’Istat e che richiede un paio di anni, la Asl ha compiuto un primo esame epidemiologico per indagare il fenomeno.
A livello nazionale si è ipotizzato che possa essere stato il calo delle vaccinazioni, dopo i casi di morti sospette che erano state collegate al vaccino Fluad nel novembre 2014, a contribuire all’aumento della mortalità.
In effetti anche a Prato la campagna di vaccinazione 2014-2015, per quanto riguarda gli over 65, ha toccato i minimi storici con il 59,7% di adesioni, rispetto al 66,7% dell’anno precedente, al 61,3% del 2012-2013 e al 74,3% del 2010-2011. L’insufficiente vaccinazione – notevolmente al di sotto dell’obiettivo minimo indicato dal Ministero per gli anziani (75%), e molto lontana dall’obiettivo ottimale del 95% – può aver avuto un ruolo, così come le ondate di calore registrate a luglio scorso, ma non sono queste le cause principali individuate dalla Asl per spiegare il rilevante eccesso di mortalità del 2015.
Il motivo principale è di natura demografica: il progressivo incremento della popolazione anziana, a maggior rischio di decesso, dovuto non tanto alla longevità, quanto alla scarsità delle nascite tra la prima guerra mondiale e gli anni immediatamente successivi, dal 1917 al 1920, quando pesò anche l’epidemia d’influenza spagnola. Questa “ferita” demografica, a distanza di quasi un secolo, avrebbe prodotto una sproporzione nell’andamento annuale delle morti degli ultra-novantenni.
Anche a Prato, inoltre, l’invecchiamento della popolazione si fa sentire: nel 2009 gli anziani con età uguale o superiore ad 85 anni sono passati dai 6.577 residenti agli 8.548 del 2015 (+23,1%). Ancora più significativa, la crescita degli ultra novantenni passati dai 1.864 del 2009 ai 2.994 del 2015 (+37,7%). E al compimento dei 90 anni, statisticamente, ci sono 9 possibilità su 10 di morire nel giro di un anno.
Dario Zona
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