A pochi giorni dalla conquista del titolo di Campione d’Italia, abbiamo chiesto ad Andrea Barbieri di raccontarci segreti e emozioni della incredibile tre giorni di Caorle. Ecco cosa ci ha detto colui che dalla panchina ha vissuto il sogno del suo fantastico gruppo Under 13 che ha portato a Prato un tricolore di pallavolo. I tuoi giocatori quando si sono resi conto che dell’impresa compiuta?
“Sul momento erano concentrati solo sulle gare da disputare. Non sono mai stati emozionati, se non forse nel primo set d’esordio contro Bolzano, e questo li ha aiutati ad affrontare ogni sfida con estrema serenità. Una tranquillità che è andata aumentando, gara dopo gara, quando hanno visto che ce la potevamo giocare con tutti e che in fondamentali come muro e difesa eravamo anche migliori di tante altre formazioni. Alla fine del torneo hanno capito d’averla fatta grossa ma fino all’ultimo pallone giocato contro Genova sono stati concentrati e lucidi”. Eppure dall’altra parte della rete avete incrociato anche maglie prestigiose come ad esempio quelle delle recenti finaliste scudetto in Serie A Modena e Perugia.
“Vedere quelle maglie non ci ha lasciato indifferenti . I ragazzi sono stati però bravissimi a portare loro rispetto non temendole. Come ho detto prima, poi, dopo i primi palloni vedevamo che dall’altra parte della rete non c’erano marziani allora la sicurezza aumentava e nessuna gara ci ha creato problemi almeno dal punto di vista dell’emozione”. Abbiamo parlato dei ragazzi ma questa impresa è anche tua e del tuo direttore tecnico Mirko Novelli. Quando dentro di te hai iniziato a credere nell’impresa di arrivare tra le migliori?
“Al termine delle gare dei primi due gironi di qualificazione. Lì i numeri ci dicevano che avevamo un ranking da terza forza del campionato ed allora ho veramente pensato che potevamo arrivare fino in fondo”. L’unico titolo nazionale di una squadra Toscana nei tornei giovanili risale a 43 anni fa.
“E’ un dato che ci riempie di orgoglio e che spero serva per portare maggiore attenzione sul grande lavoro quotidiano che svolge la nostra società sul vivaio. Avere il tricolore sulle maglie ed una squadra scudettata penso possa giovarci sia nell’essere temuti dai nostri avversari ma soprattutto nell’avvicinare altri ragazzi a questo splendido sport”. Subito dopo la vittoria, passata l’emozione immediata, qual è stato il tuo primo pensiero?
“Ho pensato al fatto che da due anni questo gruppo fa quattro allenamenti la settimana e gioca due campionati e che questo lavoro è stato ripagato ed è servito. Una domanda che mi è stata fatta da altri allenatori presenti a Caorle è stata su come ci eravamo preparati per queste finali. La risposta è il lavoro e la programmazione. L’esperienza delle finali Under 15 dello scorso anno ci è stata preziosa. In quel caso eravamo stati quasi sorpresi dal titolo regionale e la fase nazionale non l’avevamo preparata benissimo. Quest’anno abbiamo iniziato a prepararla fin dal primo giorno di allenamento. Non per arroganza ma per non farci trovare impreparati e questa lungimiranza si è rivelata preziosa”. Un’ultima considerazione la merita il gruppo. Quattordici ragazzi e le loro famiglie che hanno sempre sostenuto il tuo lavoro.
“A Caorle abbiamo avuto il tifo più numeroso e più rumoroso e questo ci ha aiutato moltissimo. A questo va però aggiunto un plauso alla società che, unica tra le finaliste, ha portato in Veneto non solo i cinque ragazzi ammessi nella lista di gara ma tutti coloro che hanno preso parte a questa avventura. Quattordici ragazzi, appunto, che abbiamo voluto rimanessero uniti anche in questa fase finale. E’ infatti tutto il gruppo che ha portato a casa i successi di questa stagione: un primo ed un secondo posto nel Torneo Provinciale, un titolo Regionale e poi lo Scudetto”