11 Aprile 2016

Processo sottopasso via Ciulli: il documento di Publiacqua non arrivò agli uffici tecnici. Botta e risposta tra accusa e difesa sul rischio idraulico del Vella


La competenza della manutenzione sul sottopasso di via Ciulli e le opere di mitigazione del rischio idraulico sul torrente Vella sono state al centro dell’udienza di oggi per la morte delle tre donne cinese, annegate nel tunnel allagato di Galciana, il 5 ottobre 2010. A processo sono i 4 imputati che a vario titolo devono rispondere di omicidio colposo plurimo: Lorenzo Frasconi, all’epoca dirigente del servizio Mobilità del Comune di Prato, Sandro Gensini, direttore generale di Asm, il direttore dei lavori del sottopasso Stefano Caldini e il dipendente di Trenitalia Paolo Berti.
In aula sono stati sentiti due dipendenti comunali, testimoni della difesa di Frasconi, assistito dall’avvocato Olivia Nati. Maria Genise ha riferito che dopo la tragedia, su richiesta dell’imputato, ha cercato un documento con il quale Publiacqua comunicava al Comune di non occuparsi più della gestione del sottopasso a far data dal gennaio 2010. La lettera era rivolta al sindaco e Genise trova quella comunicazione negli uffici dell’assessorato alla mobilità: un dato che testimonia come Frasconi non fosse al corrente della lettera, ma che sottolinea gravi carenze di comunicazione interna al Comune.

Il secondo testimone della difesa di Frasconi è l’ingegner Nerini che all’epoca dei fatti faceva parte dell’Ufficio rischio idraulico. Ha negato di essere stato messo al corrente di alcuni allagamenti del sottopasso di via Ciulli precedenti alla tragedia, almeno tre. E ha approfondito la vicenda dello studio, risalente al 2005 che il Comune ha compiuto assieme al Genio Civile, per la realizzazione di una cassa di espansione a Galcetello nel tratto più a monte del Vella, dove il torrente viene intubato. Secondo l’accusa quel progetto, richiesto dall’Autorità di bacino, era indice di una pericolosità idraulica complessiva del corso d’acqua, mentre la difesa ha rimarcato come fosse finalizzato a ridurre il rischio di allagamenti nel solo abitato di Galcetello.

Altro argomento dibattuto, la catalogazione del Vella quale torrente o semplice componente del sistema fognario cittadino, a seguito della parziale intubazione nel corso degli anni. Una circostanza che modifica radicalmente il quadro delle autorizzazioni necessarie allo spostamento del Vella, come avvenuto parzialmente per la costruzione del sottopasso di via Ciulli. Secondo l’accusa il tunnel, tuttora sequestrato, è di fatto un’opera abusiva perchè mancante della richiesta di autorizzazione al Genio civile da parte di Ferrovie dello Stato. Per ricostruire la situazione idraulica e idrogeologica della zona e la conformazione delle gore pratesi, l’avvocato Sigfrido Feynes, che assiste Stefano Caldini, ha interpellato l’ingegner Becchi, il quale ha sottolineato l’eccezionalità delle precipitazioni atmosferiche e ha espresso riserve sulla perizia disposta dal giudice, secondo la quale l’allagamento del sottopasso è da imputare per il 70% all’esondazione del Vella e al 30 per cento dalle acque piovane riversatesi dalle strade circostanti all’interno del tunnel.

Dario Zona

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