13 Aprile 2016

Creaf: la storia dell’opera incompiuta costata già 22 milioni


A Prato è diventato il simbolo dell’opera pubblica incompiuta. Dici Creaf e pensi allo scatolone vuoto. Uno scatolone tremendamente caro, però, un buco nero che si è mangiato finora 22 milioni e mezzo di euro. Fondi europei, regionali e provinciali. Soldi che servivano per farne un centro di ricerca e formazione non solo mai partito, ma ad oggi neanche terminato. Quando nel 2003 sotto l’allora presidente della Provincia Daniele Mannocci si cominciò a parlare di Creaf doveva essere una struttura in grado di rilanciare il tessile. Due anni dopo arriva la delibera che ne sancisce la nascita ufficiale. Viene scelto l’ex lanificio Olmi di via Galcianese e si stima che serviranno 16 milioni e mezzo per metterlo a punto. La realtà dirà poi che di soldi finora ne sono stati investiti molti di più e non si è ancora arrivati alla parola fine dopo più di 10 anni. Ma andiamo per gradi. Alla presidenza della società viene nomintao Luca Rinfreschi. I presidenti della Provincia si avvicendano: Massimo Logli e Lamberto Gestri, fino all’attuale Matteo Biffoni, passano gli anni, ma il Creaf di via Galcianese 34 non decolla. Il costo, quello sì. I consiglieri provinciali Bini, Tognocchi e Mugnanioni sollevano il caso.Nel frattempo il Centro di ricerca e formazione cambia pelle. Il Creaf rischia di diventare un polo di ricerca italo-cinese, poi si pensa ad un polo scientifico e tecnologico ed è ad oggi questa l’ultima destinazione prevista. Sembra che Navacchio sia interessato ad entrare ma non se ne fa nulla. Viene nominato l’amministratore delegato Luara Calciolari per cercare di rimettere a posto le macerie. Ad oggi i locali sono quasi ultimati eppure vuoti. L’obiettivo è ultimare i lavori per dicembre 2016 e partire per il 2017. Il tempo dirà se è solo l’ennesima promessa. Nel 2015 la consigliera indipendente Marilena Garnier presenta un esposto. E arriviamo a ieri, quando la procura apre un’indagine.

 

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