Uno speciale di venti minuti in prima serata su Sky Tg 24, per indagare la più grande comunità cinese d’Italia. “Viaggio a Prato, la Chinatown italiana” il titolo della trasmissione trasmessa ieri sera e visibile a questo indirizzo (guarda il video). L’inviato Giuseppe Francavilla ha intervistato rappresentanti delle istituzioni, imprenditori ed esponenti della comunità orientale.
Il reportage “Vice” riepiloga le inchieste degli ultimi anni che hanno fatto luce sul “sistema Prato”, da quella che ha portato alla condanna in primo grado dei confezionisti orientali e dei proprietari italiani del capannone di via Toscana dove hanno perso la vita sette operai. Fino all’operazione “Piazza Pulita”, che ha mostrato gli intrecci fra italiani e cinesi nel fenomeno dello sfruttamento della prostituzione. In mezzo vengono citate altre inchieste: Money to money, che ha scoperchiato un giro di riciclaggio e trasferimento illecito di denaro in Cina via money transfer da 4,5 miliardi di euro; e Permessopoli, con i primi casi di corruzione contestati a pubblici ufficiali, un processo che – diversamente da quello di via Toscana, giunto a sentenza rapidamente – dopo 6 anni non è ancora approdato al giudizio di primo grado ed è destinato alla prescrizione.
“L’ultimo italiano in via Pistoiese”
I giornalisti di Sky hanno intervistato Giovacchino Pecini, definito “l’ultimo italiano rimasto in via Pistoiese, ribattezzata via Cina”, che spiega le difficoltà di convivenza quotidiane, e Massimo Milani, proprietario della tintoria Ti-Maglia che denuncia la concorrenza sleale da parte delle aziende cinesi. “Spendono la metà di me di manodopera e lavorano 368 giorni l’anno, giorno e notte. Come fanno? Basterebbe prendere i loro bilanci”.
Vengono citati i numeri del distretto cinese: 5 mila aziende, un giro d’affari di 2 miliardi di euro, un’evasione fiscale stimata di 1 miliardo di euro. Un sistema basato su sfruttamento di immigrazione clandestina, lavoro nero e corruzione.
Lo Stato assente
L’immagine che emerge dal documentario è quella di uno Stato assente. Il procuratore Giuseppe Nicolosi cita gli uffici giudiziari “totalmente e colposamente sottodimensionati rispetto al contrasto del fenomeno”. “Lo sanno benissimo a livello di ministero e di ambiente giudiziario, ma non c’è risposta adeguata” – aggiunge. E sull’eventuale collaborazione dello Stato cinese alle dinamiche che avvengono a Prato, Nicolosi ammette una possibile tolleranza su certi tipi di flussi. “C’è un’ondata di ritorno di questa attività economico-imprenditoriale verso la Cina e ci sono flussi ingenti di denaro. Qualcuno dovrebbe accorgersene”.
Wang Li Ping, vicepresidente di Cna, ha raccontato di aver vissuto e lavorato quattro anni in un magazzino al suo arrivo a Prato e di non aver avuto problemi ad ottenere la residenza. “Il Comune me l’ha data all’interno del capannone; c’era bisogno di più abitanti per diventare Provincia” ha fatto intendere, senza escludere neppure il coinvolgimento dei consolati nella compravendita dei visti turistici con cui i cinesi arrivano in Italia.
L’ex assessore Aldo Milone si spinge oltre: “A Roma sono perfettamente a conoscenza della situazione. Ho mandato in questi 5 anni dossier a tutti i ministri sul sistema Prato. Questi dossier o li cestinavano, oppure dobbiamo pensare a interessi ben superiori; al fatto che la Cina ha comprato debito pubblico italiano e che il nostro governo lascia che prosperi questa situazione. Io un po’ ci credo a questa ipotesi”.
Il giornalista di Sky sottolinea l’ammontare del debito pubblico italiano acquistato dalla Cina, pari al 4% e fa sapere che ad una richiesta di intervista inoltrata al Ministero degli Interni, è stato risposto di contattare il prefetto di Prato.
Maria Laura Simonetti ribadisce il gran numero di controlli effettuati (2500 nel biennio 2014-2015), ma ammette che “l’efficienza non è al top” e che i dossier all’esame dei singoli ministeri stanno seguendo un iter “non rapido”. Infine si appella alla presa di consapevolezza della comunità orientale e chiude con un proverbio cinese: “Non avere paura se la strada da percorrere per raggiungere l’obiettivo è molto lunga. L’importante è che vai nella direzione giusta”.
Un’integrazione possibile
L’ultima parte del reportage di Sky, che aveva registrato un’intervista al sindaco Biffoni, poi non inserita nel montaggio, apre alle nuove generazioni cinesi e alla possibilità di una maggiore integrazione fra le due comunità. Tra gli intervistati ci sono Angelo Hu, 21 anni, studente in giurisprudenza, consigliere comunale a Campi Bisenzio, che delinea la strada: “I cinesi non sono piu capannone, fabbrica e dormitori. Dalle nuove generazioni, i genitori vogliono che facciano un passo avanti e che noi giovani abbiamo molte più opportunità di quelle che hanno avuto loro. Fra dieci 20 o anni ci saranno molti italo-cinesi che faranno parte del tessuto sociale e del gruppo dirigente di questo Peese”. Infine Hu pronuncia un motto che il giornalista definisce renziano: “Io credo che il mix perfetto sia laboriosità dei cinesi e creatività degli italiani”.