Immigrazione, cinesi e albanesi “in fuga” dal centro mentre al Soccorso scompaiono i pratesi. E nelle aziende orientali sempre più tecnici italiani


Diminuisce la presenza di cittadini cinesi e albanesi in centro storico, mentre il Soccorso si scopre il quartiere multietnico per eccellenza. E poi, ancora, novità sul fronte economico, con la manodopera italiana qualificata che si fa strada all’interno delle nuove aziende orientali.

Prato si trasforma e con lei il volto dell’integrazione nel distretto. A fotografare la situazione di un territorio in divenire è l’Istituto di ricerca Iris, che ha curato l’indagine sull’impatto degli stranieri nelle varie zone della città per il progetto comunale “Connessioni Urbane”.

Si comincia con l’analisi del centro, dove si riducono drasticamente gli alloggi di cinesi, albanesi e rumeni: più che dimezzati gli insediamenti abitativi di queste nazionalità, a differenza di quelli pakistani e nigeriani, in evidente crescita. Altra questione, la rivoluzione del Soccorso, nascente “ghetto” straniero e futuro banco di prova per l’inclusione: qui il flusso degli immigrati in arrivo sta infatti silenziosamente sostituendo la popolazione italiana residente. Ma c’è una inversione di tendenza, interessante, per quanto riguarda il settore del lavoro.

“Abbiamo analizzato, grazie alla collaborazione con la Camera di Commercio, le prime 100 aziende cinesi per capitalizzazione nel distretto e le abbiamo incrociate con i dati del Centro per l’Impiego relativi agli avviamenti – sottolinea Andrea Valsania di Iris -. In questo modo è stato possibile vedere come il 19% degli avviamenti, tra il gennaio 2010 e il giugno 2015, riguardi cittadini italiani, non solo nel tessile ma anche nell’alberghiero e nel settore immobiliare. Quindi non è vero che non ci sono lavoratori italiani nelle imprese cinesi: ci sono e sono professionisti, tecnici qualificati che evidentemente gli orientali non trovano tra i loro concittadini”.

Di questo e delle strategie comunali da mettere in campo in materia di inclusione si parlerà venerdì 15 gennaio al Museo del Tessuto: l’incontro, che si aprirà alle 14.30, sarà l’occasione, per gli amministratori, per discutere con tutta quanta la cittadinanza delle politiche di integrazione.

“Connessioni Urbane è un progetto che si è sviluppato, nel corso di sei mesi, in parte in sordina – spiega il vicesindaco Simone Faggi -. Abbiamo avuto modo di confrontarci attivamente con tutti i soggetti interessati: dai sindacati alle associazioni di categoria, dagli industriali agli stessi imprenditori cinesi. Insieme abbiamo parlato dei cambiamenti di Prato e di ciò che vorremmo fare nel breve periodo, con finanziamenti comunali, e nel lungo periodo grazie a risorse europee da intercettare attraverso specifici bandi. Quella del 15 sarà la giornata di apertura alla città intera, in cui illustreremo le nostre linee operative, che si concentreranno su tre aree di intervento: inclusione sociale, appunto, distribuzione e pianificazione urbanistica e commercio”.

Durante l’appuntamento non mancheranno quindi i riferimenti al Macrolotto Zero, che l’assessorato all’Urbanistica di Valerio Barberis punta a far diventare un distretto creativo, e Alla necessità di allentare la presenza produttiva e abitativa della comunità orientale nella sola Chinatown, con la speranza di individuare nuove aree per l’insediamento industriale. Ma si tratterà anche del degrado in centro storico: su questo l’Amministrazione intende alzare sempre più la guardia, come annuncia l’assessore Daniela Toccafondi.

“Stiamo cambiando il regolamento comunale per il commercio in sede fissa, introducendo importanti novità – rimarca l’assessore Toccafondi -. C’è l’idea, ad esempio, di prevedere l’apertura nel triangolo di via Santa Margherita e via Pier Cironi di attività di qualità superiore rispetto ai minimarket, piuttosto nebulosi anche da un punto di vista dell’offerta del prodotto. Nelle prossime settimane passerà in Consiglio comunale questa modifica, una delle tante proposte che vogliamo fare per valorizzare il nostro bel centro storico”.

Giulia Ghizzani

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