Si chiama “adeguamento del deposito cauzionale” ed è la voce della bolletta dell’acqua che, da diverse settimane, sta facendo storcere il naso a molti cittadini. Anche in questo caso c’entrano le normative nazionali, ma il risultato finale non cambia: centinaia di utenti hanno visto “lievitare” l’importo della loro fattura, arrivando a versare – solo per fare qualche esempio – da 70 a quasi 100 euro di sola quota cauzionale.
Tutta colpa – alza le mani Publiacqua – dell’Autorità nazionale per l’energia elettrica, il gas e il sistema idrico, che ha imposto nuove regole per uniformare la compilazione delle fatture. Peccato che a rimetterci sia una cospicua parte dell’utenza. Per di più, i cittadini più virtuosi, mentre i morosi – grazie alla nuova formula di calcolo – vedranno scendere la soglia del deposito.
Ma facciamo un passo indietro. Fino ad oggi l meccanismo adottato dalla società prevedeva la divisione dell’utenza in tre fasce: sulla base dei solleciti di morosità registrati, ai cittadini veniva chiesto di corrispondere una certa quota di deposito cauzionale. Per gli utenti ad alto rischio morosità la cifra richiesta era piuttosto corposa, arrivando anche a sei mensilità medie da anticipare.
Adesso, invece, il cambio di rotta: per tutti, la cauzione deve essere calcolata su un consumo massimo di tre mesi. Col risultato che chi era nella fascia più rischiosa si è visto restituire i soldi mentre chi non ha mai avuto un sollecito di pagamento ha “incassato” ulteriori aumenti in fattura. E a Publiacqua, ironia della sorte, non è andata certo meglio. A saldo dei conteggi, la società ha dovuto restituire, infatti, ai suoi utenti qualcosa come 5 milioni di euro.
Per salvarsi dal deposito cauzionale (e vedersi restituita per intero la cauzione, interessi compresi) non resta quindi che domiciliare in banca o alle Poste la bolletta.
Giulia Ghizzani
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