3 Aprile 2015

Visita al Tappetificio Peyron di Mercatale di Vernio, un mondo perduto su un mulino del Settecento FOTO


Un mondo perduto ma di grandissimo fascino, un laboratorio di archeologia industriale che ruota attorno allo storico Tappetificio Peyron di Mercatale di Vernio. Promosso dal Comune di Vernio e la fondazione CDSE e sostenuto dalla Regione Toscana, ecco il secondo appuntamento dei Percorsi di archeologia industriale, che domani, sabato 4 aprile, fa tappa a Mercatale di Vernio con la visita al complesso industriale.
L’architetto Giuseppe Guanci sarà la guida della visita, che avrà inizio alle 15.30 al Lanificio Peyron in località Molin Nuovo a Mercatale. Per l’occasione si tenterà anche di far partire la turbina idroelettrica ancora esistente che all’epoca produceva l’energia necessaria a tutte le lavorazioni.

Quella del Tappetificio Peyron è la storia di uno dei più belli e meglio conservati esempi di archeologia industriale della provincia e delle tante persone che ci lavoravano, confezionando tappeti, coperte e i panno lana, a Vernio complemento indispensabile di ogni corredo di nozze.

“Gli edifici che restano oggi furono lo scenario di una comunità di lavoratori che hanno giocato un ruolo importante nella storia industriale pratese – spiega l’assessore alla Cultura del Comune di Vernio Maria Lucarini – Per questo pensiamo, insieme al CDSE, di allestire una grande mostra nella primavera del 2016 sul lanificio e sulle tantissime persone di Mercatale, credo quasi ogni famiglia, che ci lavorarono. Cerchiamo testimoni dell’epoca (per poterli intervistare), documenti, fotografie, tutto quello che può aiutarci a ricostruire una storia affascinante e preziosa”.

L’area in cui operava il Tappetificio Peyron è un vero e proprio villaggio industriale, situato in un invidiabile scenario naturale sulle rive del Bisenzio. Costruito alla fine dell’Ottocento dall’imprenditore piemontese Angelo Peyron sulle fondamenta di un mulino settecentesco (Molin Novo) appartenuto ai Conti Bardi di Firenze con annessa gualchiera per la follatura della lana, il complesso occupava una superficie di 1.800 mq che nell’arco di un breve periodo diventarono 10.000. Sulla facciata campeggia ancora l’antica scritta “Lanificio Val Bisenzio” e nell’attiguo cortile si trova la lapide dedicata ad Angelo Peyron dai suoi operai.

L’area è costituita da otto corpi di fabbrica, suddivisi nei blocchi nord (a monte del fiume) e sud (a valle del fiume) e collegati tra di loro mediante una passerella sul Bisenzio lungo la quale vi sono ancora i binari della ferrovia interna per il trasporto dei tessuti con carrelli. Gli edifici presentano la caratteristica finestratura ad arco ribassato con cornici rosso cupo, ma interessante è soprattutto il sistema idro-elettrico per utilizzare l’acqua del fiume. A monte fu costruita una pescaia, mentre una gora sotterranea attraversava il cortile dello stabilimento per finire negli edifici a valle, consentendo, mediante una turbina, di produrre l’energia necessaria allo svolgimento dell’attività. Peyron trasformò l’azienda in una delle più importanti dell’’epoca, al punto che fu anche accreditata dalla casa reale. La produzione era costituita da vari manufatti, quali coperte e altri tessuti, ma soprattutto tappeti “mercatal” annodati a mano, simili a quelli di Smirne, per i quali l’opificio si era specializzato. Il lanificio fu attivo fino agli anni Cinquanta del secolo scorso.
La partecipazione è gratuita. Per informazioni: m.lucarini@comune.vernio.po.it, info info@fondazionecdse.it, tel.335 8498366