Al via stamani davanti al tribunale di Firenze il processo per il crac del Credito cooperativo fiorentino, la banca di cui è stato presidente per 20 anni Denis Verdini e che è fallita nel 2012. Imputate 44 persone, fra cui lo stesso Denis Verdini assente oggi in aula come quasi tutti gli altri accusati, che a vario titolo devono rispondere di associazione a delinquere, bancarotta fraudolenta, appropriazione indebita, truffa e irregolarità rispetto alle normative bancarie. Tra gli imputati anche il coordinatore di Fi in Toscana, l’on.Massimo Parisi e i costruttori Riccardo Fusi e Roberto Bartolomei verso le cui società la banca si era eccessivamente esposta. Imputati anche membri dei cda della banca e sindaci revisori.
Il tribunale, per una questione di notifica, ha stralciato dal processo le posizioni di due società editoriali coinvolte, la Società toscana di edizioni e la Settemari, entrambe fallite nel 2014: per esse ci sarà un processo a parte.
Presente all’udienza il costruttore pratese Riccardo Fusi, ex patron della Btp, che ha rilasciato alcune dichiarazioni. “I presunti responsabili delle tangenti in Italia sono finiti sotto inchiesta con un ritardo pazzesco, quando ormai nel Paese sono stati fatti i danni più gravi” ha detto Fusi.
“I fatti mi danno ragione oggi – ha aggiunto Fusi parlando a Tgr Toscana – C’era un sistema degli appalti di cui non facevo parte ma in cui mi hanno messo in mezzo”. Fusi fu coinvolto con la sua società di costruzioni nel filone di indagini sulla ripartizione degli appalti per i lavori nel G8 promossa dalla Procura di Firenze e che fra i suoi risvolti ebbe anche il crac del Credito Cooperativo Fiorentino.
Citando un altro filone d’inchiesta, quello per l’assegnazione dei lavori per la nuova Scuola Carabinieri di Firenze, Fusi ha detto: “In questo caso hanno indagato al contrario. E’ stata distrutta la mia azienda, una delle principali imprese italiane di costruzione”, mentre, parlando di un caso recente, Fusi ha detto che non è stato riservato lo stesso trattamento e quella azienda è ancora in attività. “Se il problema è Fusi, ditelo – ha ancora detto il costruttore -. Lo sbaglio grosso è stato fare la persona perbene. Io non ho nessun rimprovero da farmi. E’ stata distrutta un’impresa che c’era da tre generazioni (la Btp, per cui è in corso un processo fallimentare a Prato, ndr), se si vuole ammazzare una persona ci siete riusciti”.
Nel caso specifico della bancarotta del Credito Cooperativo Fiorentino l’inchiesta ha messo in evidenza che la gran parte dell’esposizione della Banca presieduta da Verdini era verso attività imprenditoriali di Fusi.
Commenti