Una pianta di magnolia a testimoniare la speranza che germoglia e resiste al di là degli orrori della mafia. Il giardino che sorge all’interno del piazzale Falcone e Borsellino porta adesso il nome di Francesca Laura Morvillo, unica donna magistrato assassinata in Italia.
Era il 23 maggio del 1992 quando a Capaci – alle 17.58 sull’autostrada – due quintali di tritolo fecero saltare in aria l’auto su cui viaggiavano Francesca, il marito Giovanni Falcone e tre uomini della scorta. Un episodio, quello della strage, che ha ferito profondamente le istituzioni e la coscienza collettiva: l’intitolazione dello spazio verde davanti al tribunale arriva quindi per ribadire che Prato non abbassa la guardia e che l’impegno della città a favore della cultura della legalità c’è ed è costante.
Il prossimo 12 maggio, non a caso, anche la rotonda della Questura accoglierà una targa in memoria di tutti gli uomini e le donne delle scorte, caduti in servizio per mano della criminalità organizzata.
“Quello di intitolare a Francesca Morvillo questo giardino è un gesto simbolico – ha sottolineato il sindaco Matteo Biffoni – ma che serve per ripetere, ancora una volta, che Prato deve fare la propria parte in questa battaglia, perché nessun territorio può dirsi davvero esente”.
Una consapevolezza che, secondo il fratello di Francesca, il procuratore Alfredo Morvillo, a Palermo non si respira talvolta con la stessa intensità. “Le manifestazioni esteriori ci sono – ha precisato Morvillo – ma una vera tensione antimafia che tragga origine dalla consapevolezza di quello che è accaduto nel tempo, devo dire che è insufficiente”.
Alla cerimonia – a cui hanno preso parte le autorità e le forze dell’ordine del territorio – non è voluto poi mancare neppure l’ex magistrato Leonardo Guarnotta, membro del pool antimafia, reduce da una visita all’istituto Puddu assieme al presidente del Consiglio comunale Ilaria Santi. Guarnotta si è rivolto alle giovani generazioni, rappresentate da un gruppo di studenti del liceo Copernico, esortandole a seguire l’esempio di chi, come Francesca Morvillo, ha deciso di non sottrarsi al proprio dovere, di non piegare la testa di fronte ai corrotti.
“Francesca non deve essere ricordata soltanto perché era la moglie di Giovanni Falcone – ha concluso Guarnotta – ma deve essere ricordata soprattutto per il ruolo che ha svolto nella sua professione. Per la passione che ha messo in ciò che faceva e, ovviamente, per il modo in cui si è spesa per la realizzazione della giustizia”.
Giulia Ghizzani