Stanno spuntando come funghi, soprattutto nella zona tra Santa Maria a Colonica, San Giorgio a Colonica e Campi Bisenzio: sono gli orti in serra gestiti da coltivatori di origine cinese. Ettari ed ettari di terreno coltivati a ortaggi – alcuni di dubbia provenienza – e gestiti in alcuni casi non rispettando le norme igienico-sanitarie. Dopo la diffusione mediatica della notizia sono iniziati i controlli da parte delle forze dell’ordine – anche stamattina in un terreno in fondo a via del Leone sono state controllate alcune serre costruite da circa un mese – ed è stata puntata la lente su questo fenomeno: cittadini cinesi che prendono in affitto decide di ettari pagandoli anche dieci volte di più rispetto al prezzo sostenuto dagli agricoltori italiani (cifre che arrivano anche a 1200/1400 euro per ettaro. In precedenza gli italiani pagavano tra i 150 e i 600 euro) e installando serre per la coltivazione di verdure anche non appartenenti al nostro territorio. “Si notano anche buste di sementi con scritte in cirillico o in ideogrammi – spiega Claudio Lombardi, responsabile provinciale della Coldiretti – che non si sa da dove provengono né che cosa contengano”.
Gli ortaggi coltivati – a detta di G. H. , coltivatore cinese che decide di parlare con noi e di spiegarci la situazione – vengono venduti dagli ambulanti cinesi nei mercati e per le strade. “Hanno tutti il permesso”, si affretta a dire G. H., ma questo è tutto da verificare. E intanto l’intervistato si difende: “Il fenomeno è stato ingigantito e sono state dette cose esagerate”.
Però, fuori dalla registrazione, G. H. racconta che anni fa, “quando non c’erano controlli” erano normale che gli agricoltori orientali dormissero proprio sui campi, magari in alloggi artigianali e di fortuna “perché non si potevano permettere i mille euro al mese di affitto”. Nonostante adesso la situazione, almeno secondo lui, stia iniziando a migliorare e ci siano molti meno casi di rifiuti in plastica bruciati direttamente sui campi coltivati, la gente del posto non ci sta e denuncia condizioni poco chiare. Quel che è certo, nonostante tutto, è la domanda di fondo: con quali soldi e grazie a quali investimenti gli agricoltori orientali riescono ad affittare campi per un valore decuplicato, ad acquistare sementi, concimi e serre per chilometri, per un valore di centinaia o migliaia di euro?
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