Disturbi specifici dell’apprendimento e bisogni educativi speciali: aspetti che, negli ultimi anni, hanno rimesso in discussione i metodi di insegnamento italiani. A Prato e provincia l’Asl riconosce, ogni anno e in media, 150 nuovi casi di bambini affetti da dislessia o da difficoltà simili nella lettura e nella scrittura. Numeri che chiamano in campo la didattica inclusiva: una necessità, per questi allievi, capace di fare la differenza nel percorso scolastico.
Di cifre e possibili strategie si è parlato ieri pomeriggio al Pin, nel corso dell’evento sul tema organizzato da TT Tecnosistemi in collaborazione con Apple Edu e Associazione Italiana Dislessia, una realtà attiva sul territorio che da anni lavora a sostegno e al fianco delle famiglie.
Un centinaio i professori presenti al convegno, arrivati da ogni parte della Toscana e anche da fuori regione per scoprire le potenzialità degli strumenti digitali. “Dare informazioni e fornire supporto ai genitori: questo è il nostro obiettivo – ha rimarcato Manuela Zacchini dell’Aid di Prato -. Abbiamo un punto di ascolto molto efficiente. Facciamo progetti nelle scuole e abbiamo una bella rete di complicità anche con il Centro territoriale di supporto”.
Di fronte alla platea e agli assessori comunali Benedetta Squittieri e Mariagrazia Ciambellotti, sono stati affrontati esempi pratici, utili ai professori. Uno spazio specifico è stato poi riservato alle App e ai sistemi – compensativi e non – offerti da Apple per trasformare l’ambiente didattico. “La tecnologia aiuta questi ragazzi non solo a colmare quelle che possono essere le lacune che hanno – ha precisato Melania Landi, direttore commerciale di TT Tecnosistemi – ma, soprattutto, va nella direzione di esaltare le abilità diverse per creare uno spirito di unione e collaborazione in aula”.
E di dislessia si è parlato, sempre ieri, anche al Buzzi. L’occasione è stata una delle serate a tema organizzate proprio dall’Aid di Prato nell’ambito del progetto “Conoscere per comprendere”. Protagonista dell’appuntamento, uno dei massimi esperti dei disturbi dell’apprendimento: il professor Fabio Celi, docente dell’Università di Parma che ha analizzato la problematica dal punto di vista medico e sociale. “E’ essenziale che l’ambiente in cui il bambino o il ragazzo con disturbo specifico dell’apprendimento vive – ha sottolineato il professor Celi – sia un ambiente sostanzialmente accettante. Che capisca il bisogno, lo sappia nei limiti del possibile soddisfare e valuti questi ragazzi per quello che meritano indipendentemente dalle difficoltà che hanno”.
Giulia Ghizzani