In Italia il costo dell’acqua è in aumento, ma le reti idriche si confermano un “colabrodo”: è quanto emerge dall’indagine realizzata dall’Osservatorio prezzi e tariffe di Cittadinanzattiva, presentato in occasione della Giornata mondiale dell’acqua, che si celebra il 22 marzo. Secondo il report le tariffe per il servizio idrico integrato, nel corso del 2014, salgono: ”più 6,6% rispetto al 2013 e più 52,3% rispetto al 2007”. Ma non è finita qui. Prato spicca tra le città più care d’Italia, insieme a Firenze e Pistoia, con 563 euro all’anno; nel 2014, sempre secondo l’indagine, una famiglia italiana ha speso invece in media 355 euro, con il picco più basso ad Isernia (120 euro all’anno), seguita da Milano. Guardando al dettaglio, la tariffa più alta per il servizio di acquedotto è applicata a Reggio Calabria (355 euro), oltre 39 volte superiore a quella di Aosta (9 euro); depurazione e fognatura costano di più a Carrara (298 euro), cioè sei volte di più rispetto a Cremona (49 euro). La quota fissa più elevata spetta a Gorizia (99 euro), 28 volte superiore a quella di Milano (3,50 euro). Visto il primato delle tre città, non stupisce che la Toscana si aggiudichi il primato negativo di regione più cara, con una incremento del 5,6% rispetto al 2013. Non figura, però, tra quelle con più alta dispersione idrica: nella triste classifica i primi posti sono occupati da Calabria e Lazio. La minor dispersione si ha in Valle d’Aosta e Trentino Alto Adige. In generale, la media italiana è del 37%, secondo l’Ansa. Non poco, più 3% rispetto al 2013.
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