Il primo negozio a Prato in cui si scambia e non si compra: lo Showroom del baratto combatte la crisi a colpi di beneficenza


E’ il primo negozio a Prato in cui si scambia e non si compra. Lo Showroom del Baratto, nato in un magazzino a Tobbiana nel 2013 ma sbarcato lo scorso dicembre in via Baracca al civico 75, cavalca l’onda della crisi e strizza l’occhio al portafogli, senza dimenticare però i più bisognosi e i progetti di beneficenza.

Nato da un’idea di Paola Pietrolungo, Patrizia Scartoni e Grazia Noferini – tre amiche con la passione per la moda e per il cucito – in pochi mesi dall’inaugurazione della nuova sede ha già raccolto i favori dei cittadini. Qui, la filosofia di fondo è fare shopping risparmiando. Niente sprechi inutili, dunque. L’obiettivo delle tre donne che gestiscono il fondo è dare una seconda chance a indumenti e accessori da donna e bambino, capi che altrimenti rischierebbero di finire nel cesto dei rifiuti.

Non si può però parlare di un negozio commerciale in senso stretto: dietro l’attività si nasconde infatti un’associazione di promozione sociale – “Il Baratto”, appunto – a cui chiunque aderisce simbolicamente entrando nel circuito del baratto al momento del primo scambio in negozio.

“Tutto è iniziato per gioco, scambiando gli abiti dei nostri figli e prendendo spunto da altre realtà italiane o internazionali – racconta Paola Pietrolungo -. Siamo partite in modo rudimentale, allestendo una sorta di negozio in un magazzino di Tobbiana. Dopo abbiamo voluto ampliare questa attività, strutturandola al meglio. Vediamo che funziona molto il passaparola tra le persone: in questi mesi numerosi clienti sono venuti a farci visita, incuriositi da questo esperimento. Da noi vengono famiglie numerose, signore, stranieri, ma anche ragazze che hanno voglia di scambiare gli abiti che non usano più con altri pezzi e di indossarli, magari, per una sola sera”.

Il meccanismo adottato dallo Showroom è semplice: per ogni capo presentato – che deve essere in buone condizioni – viene assegnato un indice di valore, rappresentato da alcune stelline. Gli scambi possono essere quindi effettuati tra abiti, anche di diverso tipo, che abbiano lo stesso numero di stelle. Ogni stella presente sul cartellino prevede un contributo di scambio di due euro.

“Il ricavato viene utilizzato per il ripristino del capo e per coprire le spese di gestione del locale – aggiunge Patrizia Scartoni -. In più, gli abiti che vengono portati in negozio ma che, per vari motivi, non possono essere barattati o che stagionalmente non utilizziamo vengono destinati dalla nostra associazione di promozione sociale ai più bisognosi. Collaboriamo infatti con la Caritas e gli Emmaus e abbiamo intenzione, in previsione, di dare il nostro supporto anche ad altre realtà del territorio”.

Lo Showroom del Baratto conta ad oggi, tra Facebook e Twitter, oltre mille seguaci.

Giulia Ghizzani

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