Il Csn di Galceti volta pagina e si candida a diventare un parco urbano delle scienze di rilevanza metropolitana: gli obiettivi prenderanno forma in un progetto che entro un mese l’ente presenterà alla giunta comunale perchè faccia le proprie valutazioni. Intanto, però, potrebbe chiudere il Museo di scienze naturali e il rettilario: i locali che li ospitano, di proprietà della Diocesi, potrebbero necessitare di lavori di adeguamento. Mancano ad esempio le uscite di sicurezza e gli accessi per i disabili. “Nel 2011, dopo alcuni anni nei quali il Comune non pagava gli affitti, la precedente giunta ha stretto un accordo che ha sanato il debito di 190 mila euro – spiega il presidente del Csn Marco Morelli -. A fronte di ciò il Comune doveva effettuare dei lavori che non sono stati fatti. Dobbiamo capire se l’edificio risponde alle normative per ospitare visitatori: ci interessa la sicurezza e siamo disposti a chiudere nel caso non ci siano sufficienti garanzie”.
Le criticità
Tante le criticità evidenziate dal presidente Morelli, nonostante il grande impegno dei dipendenti e dei volontari. «Non ho difficoltà sostenere che, dopo le numerose indagini che in qualche modo hanno azzerato l’attività del CSN, sotto la presidenza Bicchi sono stati effettuati interventi che hanno permesso una lenta ma progressiva rinascita, ad esempio, dell’attività didattica – ha detto Morelli – Al contempo però non posso non evidenziare che esistano criticità importanti: non sono stati eseguiti tutti quegli interventi strutturali necessari per la messa a norma del Parco che dovevano invece avere la priorità sul resto, ma mi rendo conto che la mancanza di fondi e forse il mancato sostegno dell’Amministrazione precedente non abbiano permesso intervenire adeguatamente. Oggi, col nuovo CdA, consideriamo la messa in sicurezza degli ambienti assolutamente prioritaria e, a tal proposito, il Comune sta già intervenendo. Un esempio è dato in questi giorni dal lavoro di ASM che sta provvedendo al taglio delle piante e degli alberi pericolosi e talvolta pericolanti lungo i vialetti del Parco. Oltre a questo poi, abbiamo avviato un’indagine accurata sulle criticità degli ambienti espositivi e delle recinzioni e gabbie per gli animali e stiamo avviando le verifiche necessarie per capire se i locali del Museo siano agibili e fruibili secondo i principi di sicurezza e la normativa attualmente vigente. Mi preme sottolineare che se dovessero emergere condizioni di rischio decreteremo subito la chiusura degli ambienti espositivi».
Pur in un quadro attualmente non facile, la volontà è quella di guardare al futuro, ma recuperando anche alcuni elementi che hanno fatto la storia e l’identità del Csn: come in passato il Centro tornerà ad avere il recupero della fauna selvatica ferita per il reinserimento in natura, un’attività per cui il Csn era famoso e che era stata dismessa alcuni anni fa.
Il nuovo Csn
Tra le cose che saranno mantenute il rapporto con le associazioni di volontariato che costituiscono le tante anime del centro, ma senza vincoli di esclusività. Tra le novità invece la fattoria didattica, di cui potrebbero far parte gli animali domestici che nel frattempo sono arrivati al Parco, tra cui maiali, un asino e delle pecore, e un punto di ristoro con prodotti biologici e di filiera corta o vegano. Per quanto riguarda l’attività museale, la Fondazione vorrebbe superare l’esposizione degli animali impagliati e più che a fare un doppione del Museo di Scienze Naturali di Firenze vorrebbe dar vita ad un museo interattivo, un sight center, sul modello di altri esempi in Europa. Resta aperta, tuttavia il contenzioso con la famiglia Tozzi sulla collezione del Museo. Il presidente del Csn Morelli si è detto disposto ad un confronto con l’ex direttore Gilberto per trovare un accordo sulla proprietà dei singoli oggetti.
Anche il planetario sarebbe ampliato dotandosi di terrazza panoramica, da realizzare nella stessa sede dell’ex convento o nel comprensorio del Centro e il Parco Astronomico delle Madonie in Sicilia sarebbe disponibile a donare i progetti che ha già sperimentato: l’idea di fondo è insomma quella di un polo ambientale che sia un punto di riferimento per le famiglie: «Il Csn è ad un punto di svolta – ha aggiunto il vicesindaco Simone Faggi – Vogliamo collaborare con il Cda per far uscire il Centro dalle proprie mura e farlo diventare un polo ambientale e scientifico di alto profilo. Per questo dobbiamo attingere a fondi europei, non ce la possiamo fare reggendosi su risorse locali, e questo comporta l’attivazione di progetti e sinergie con altre associazioni ed enti, come Prato ricerche». La Fondazione giocherà infatti un ruolo essenziale per il reperimento di fondi comunitari e di sponsorizzazioni private, soprattutto in considerazione dell’entità delle risorse necessarie non solo per la realizzazione del progetto, ma anche per la gestione delle attività. Una prima stima di Marco Morelli è di una cifra compresa tra i 4 e gli 8 milioni di euro per dare un nuovo volto al parco.
Villa Fiorelli, addio movida
Per Villa Fiorelli, si profila la conclusione dell’attività di ristorazione e intrattenimento serale. La struttura è di proprietà del Comune e l’attuale amministrazione, al termine dei due anni di contratto ancora in vigore, ha intenzione di non ripetere l’esperienza che ha fatto di Villa Fiorelli uno dei punti di riferimento della vita notturna pratese nella stagione estiva. “C’è una cvonvenzione per i prossimi due anni che questa amministrazione vuole rispettare – spiega il vicesindaco Faggi -. L’ottica di medio periodo è quella di unire la vocazione della villa con quello che sarà l’attitudine del Csn e quindi utilizzare quella struttura per ospitare comitive di persone che vengono a visitare il parco bellissimo di quella parte della nostra città”.
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