Il 67% delle imprese cinesi visitate a Prato, Firenze, Empoli e Pistoia nei primi quattro mesi della campagna di controlli ‘Lavoro sicuro’, avviata a settembre scorso, “non rispetta le più elementari norme per la sicurezza sul lavoro”. In particolare non è in regola l’80% delle ditte a Prato, il 54% a Firenze e il 68% a Empoli. Questi i dati diffusi da Confartigianato Imprese Firenze, la cui presidente Gianna Scatizzi parla di “una Caporetto per il sistema di legalità del territorio”. Le cause più frequenti di irregolarità sono relative alla mancata sicurezza di macchinari ed impianti elettrici (insieme, quasi il 70%). Seguono dormitori (14%) e cucine abusive (8%) e presenza di bombole a gas (4%). I risultati degli accertamenti svolti fino a dicembre, si spiega in una nota, sono stati presentati agli operatori del settore. La campagna, si ricorda, finanziata dalla Regione e svolta in collaborazione con Asl, Enti locali, magistratura e forze dell’ordine, dal 2014 al 2016 mira a controllare tutte le 7.700 imprese cinesi manifatturiere censite su Prato e l’area vasta Firenze-Empoli-Pistoia, attive soprattutto nei settori abbigliamento, pelletteria e mobile. “Il 67% delle imprese controllate, 1.096 in valore assoluto – afferma Scatizzi – è risultato non essere in regola con le norme
sulla sicurezza sul lavoro. E se la situazione più drammatica è quella della provincia di Prato, Firenze ed Empoli preoccupano moltissimo”. Il basso numero di imprese controllate in provincia di Pistoia, 31, non consente invece di delineare trend precisi per l’area, che, al momento, registra comunque la presenza di imprese non a norma nel 52% dei casi. A preoccupare Confartigianato anche l’elevato numero di aziende cinesi che, al momento dei controlli, sono risultate chiuse (142, il 13% dei controlli in programma). “La tendenza delle imprese cinesi ad aprire e chiudere a ritmo vorticoso – osserva Scatizzi – vanifica molti degli sforzi profusi per garantire sicurezza lavorativa e regolarità fiscale. In base ai dati di Unioncamere relativi al periodo 2011-2013, quasi un’impresa su tre ha cessato l’attività entro i primi due anni dall’iscrizione: è più che mai necessario individuare correttivi a tale fenomeno, anche sul piano delle norme e dei regolamenti”. “Apprezziamo il progetto e il grande sforzo con cui, finalmente, enti ed istituzioni locali accolgono le richieste avanzate da tempo da Confartigianato e da tutta l’imprenditoria ‘sana’, italiana e straniera – dice ancora Scatizzi -. All’origine di tragedie come quella di Prato di dicembre 2013, della mancata sicurezza dei lavoratori, della concorrenza sleale verso le imprese che rispettano le norme c’è infatti la facilità con cui possono insediarsi sistemi illegali di produzione nei nostri territori. È su questo terreno che occorre intervenire. L’obiettivo di tutti deve essere non dare più alibi all’illegalità ed è proprio in questa direzione che si muove il progetto della Toscana”.
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