3 Febbraio 2015

Sanità, dirigenti medici contro la riforma della Regione: “Prato è già penalizzata e diverrà marginale”


I sindacati dei dirigenti medici contestano la legge regionale di riordino della sanità, che dal primo marzo prevede il commissariamento dei vertici attuali delle Asl per arrivare nel 2016 a creare tre mega aziende sanitarie di area vasta (Prato sarebbe nella Toscana centro con Firenze, Pistoia ed Empoli). I medici sono preoccupati per l’ulteriore accentramento a Firenze dei poteri e delle competenze e per la conseguente mancanza di interlocutori nella programmazione sanitaria sul territorio. “Il rischio immediato è di perdere i primari di alcune unità operative – spiegano Pasquale Palumbo, del sindacato Anao e Roberto Vinattieri di Fesmed -. A Prato sono scoperti da tempo psichiatria, geriatria, medicina seconda, malattie infettive, otorinolaringoiatria, e il centro immuno-trasfusionale: non si fanno i concorsi e manca una figura che sia il garante della qualità delle prestazioni e dia indicazioni da un punto di vista tecnico-scientifico. Domani queste figure potrebbero essere accentrate in un’area vasta, con una perdita di competenze nel nostro ospedale e ripercussioni sui pazienti, che potrebbero essere costretti a recarsi a Firenze ad esempio per alcuni interventi chirurgici”. La riforma della Regione è motivata dalla necessità di far fronte ai tagli dei trasferimenti statali, pari a 400 milioni. Considerando che la spesa sanitaria pesa per quasi il 70% del bilancio regionale, è qui che si è concentrata la giunta Rossi.

La sanità pratese è già penalizzata

Il provvedimento – sottolineano i medici – rischia di marginalizzare ulteriormente Prato,  già penalizzata dall’insufficienza di posti letto del nuovo ospedale, dal mancato potenziamento delle cure territoriali e dallo storico sottodimensionamento delle quote riconoscute alla nostra provincia. “Per capire come Prato sia sottofinanziata – scrivono i rappresentanti sindacali dei medici -. Basta fare una piccola riflesssione sulla quota capitaria di Prato (cioè il finanziamento che la Regione eroga per singolo cittadino). Se questa, tra le più basse della Toscana (con differenze anche del 30%) venisse applicata a tutte le altre aziende sanitarie della Toscana porterebbe il sistema  regionale un risparmio di circa 290 milioni di euro”. A conferma delle loro ragioni, i medici mostrano un’indagine di Italia Oggi che ha classificato il sistema sanitario delle 110 province italiane, in base a numerosi parametri, tra cui dotazione di personale medico e infermieristico, disponibilità di posti letto in rteparti specialistici, sottodimensione di apparecchiature diagnostiche, numero di Tac e risonanze magnetiche per 1000 abitanti. Ebbene, la Provincia di Prato figura soltanto al 105° posto su 110 province.

“Ecco dove si può risparmiare”.

I dirigenti medici chiedono che  vengano individuati altri meccanismi di rientro finanziario per il 2015 evitando tagli lineari; che si perseguano risparmi veri che non vanno a detrimento di dei cittadini come “l’accorpamento delle centrali 118, dei laboratori di analisi, dei servizi di anatomia patologica, genetica e dei centri trasfusionali; razionalizzazione del sistema dei trasporti e delle centrali Estav-Estar; riconversione dei piccoli ospedali fonte di spreco e che  non forniscono sufficienti garanzie di sicurezza per il paziente; politiche di contenimento della spesa farmaceutica”.
Tra le richieste ci sono anche “la completa realizzazione della Casa della salute e delle cure intermedie che contano soltanto 20 letti di bassa intensità e che vengano studiate delle norme di riorganizzazione socio-sanitaria, territoriale che a fronte dell’assalto quotidiano al pronto soccorso sembrano quelle più urgenti e prioritarie”.

Dario Zona

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