19 Febbraio 2015

Raddoppio Declassata, indaga la Finanza e l’azienda è pronta a fare causa al Comune


La Guardia di Finanza di Prato ha acquisito tutta la documentazione che riguarda il raddoppio della Declassata al Soccorso. Un atto richiesto dalla Procura della Corte dei Conti – che a seguito degli esposti presentati dal Comitato del Soccorso e del consigliere comunale del Pd Massimo Carlesi, allora all’opposizione –  ha aperto un’inchiesta su presunti danni erariali e irregolarità amministrative. Il nucleo di polizia tributaria della Finanza dovrà fare chiarezza su tutto l’iter adottato dal Comune, a partire dall’affidamento diretto per lo studio di impatto ambientale e procedura Via alla società romana Iride, senza invitare altri operatori economici nonostante la cifra dell’appalto fosse superiore ai 40 mila euro. Era il 2011 e quello fu di fatto il primo passo per il progetto del viadotto, voluto e commissionato dalla giunta Cenni, contro il quale il Comitato del Soccorso e il Pd all’epoca indicarono altri vizi nell’iter amministrativo, fra cui la mancanza di copertura finanziaria dell’opera. Prima delle elezioni del maggio 2014, fra le polemiche, l’avvio del cantiere per realizzare le future rampe del viadotto.
La giunta Biffoni – che ha scelto di raddoppiare la Declassata tramite interramento – ha poi sospeso il cantiere quando erano state effettuate opere per circa 280 mila euro. Dopo aver acquisito il parere dell’ufficio legale interno e dei tecnici comunali, che hanno compiuto anche uno studio di fattibilità e una valutazione costi-benefici del sottopasso, la nuova amministrazione ha ritenuto di far concludere soltanto i lavori strettamente necessari alla messa in sicurezza della rampa sul lato di via Nenni. In questo modo l’attuale giunta ritiene di non essere passibile di contestazioni per danno erariale. Sono così state realizzate altre opere per 70 mila euro. Rispetto all’appalto iniziale – di circa 600 mila euro – mancano dunque all’appello la costruzione di un muretto e la rampa sul lato opposto, ovvero opere per circa 250 mila euro.
La società che ha effettuato i lavori ha chiesto spiegazioni al Comune e il rischio di un’azione legale è alto: per rescindere un contratto di appalto pagando soltanto una penale nell’ordine del 10% occorrono infatti solide motivazioni e il cambio di amministrazione e di scelte progettuali non paiono sufficienti da un punto di vista giuridico.

Dario Zona

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