Non studiano né lavorano e hanno tra i 18 e i 25 anni: sono i NEET pratesi, l’esercito dei giovani “invisibili” che hanno perso le speranze per il futuro. A Prato se ne contano quasi 5mila, per la precisione 4.842 al 30 giugno 2014. Un numero considerevole che, pur allineandosi alla media regionale, ha spinto Provincia di Prato, Fil, Centro per l’impiego, insieme ai Comuni del territorio, alle scuole superiori e alle associazioni educative e di categoria, a intervenire per sanare una situazione preoccupante. E’ nato così Youth Guarantee scheme, progetto di rete – finanziato dall’Unione Europea con 205mila euro e promosso dalla Regione Toscana – che ha raccolto circa 40 realtà. Obiettivo comune: creare un modello d’intervento per i NEET, strumento che ha già dato alcuni frutti. Per i primi 60 giovani si stanno infatti già concretizzando i percorsi con la formazione e i tirocini in azienda.
“I Neet senza titolo di studio, tra questi primi 60 giovani, sono circa il 70% – spiega Monica Marinari, coordinatrice del servizio Diritto-dovere all’istruzione e alla formazione del Centro per l’Impiego della Fil -. Sono quindi ragazzi che hanno trovato difficoltà a rimanere dentro la scuola. E’ necessario aiutare i giovani studenti a stare bene nella scuola: da qui dobbiamo ripartire”.
La partnership tra i diversi soggetti coinvolti non si esaurirà con la conclusione del laboratorio: con la firma, stamani a Palazzo Buonamici, di una specifica dichiarazione di intenti, i modelli di studio e intervento saranno stabilizzati. Ognuno farà la propria parte: la Provincia favorirà una regolamentazione dell’alternanza scuola-lavoro, il Centro per l’Impiego offrirà servizio di orientamento e formazione mentre le scuole si occuperanno di promuovere percorsi flessibili per combattere la dispersione scolastica.
In Italia non esiste una banca dati ufficiale dei giovani NEET. Prezioso, per intercettare i ragazzi, è stato e continuerà ad essere il data base realizzato dalla Provincia grazie alla sperimentazione che, per la prima volta, ha consentito l’incrocio di più banche dati. Uno sforzo collettivo, virtuoso, delle diverse strutture provinciali su cui pesano, però, ancora le incognite del futuro.
“La Fil è migliorabile, perfettibile, tutto si può fare meglio – aggiunge il presidente della Provincia Matteo Biffoni – però è una istituzione che ha saputo dare risposte in questi anni. Purtroppo in questo momento la legge non dà ancora indicazioni precise sui destini di queste strutture. Aspettiamo a breve – conclude Biffoni – una definizione puntuale”.
Giulia Ghizzani
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