Sant’Antonio e la tradizione: panini benedetti e benedizione degli animali


Domani si celebra la festa di Sant’Antonio abate, patrono degli animali. Per l’occasione, in diversi luoghi, sarà possibile portare i propri animali a ricevere la speciale benedizione dei parroci locali. Inoltre, verrano distribuiti i famosi panini benedetti di S. Antonio, tipici della tradizione toscana.
Tra le varie iniziative, ricordiamo le messe speciali di sabato 17 (ore 11,30 a Capezzana nella piazza della chiesa, ore 15 a Vaiano all’oratorio S. Antonio Abate al Mulinaccio e in piazza Sant’Antonino, adiacente alla chiesa di San Francesco, nell’oratorio di Sant’Antonio alle ore 10) e di domenica 18 (a partire dalla liturgia delle ore 7 a Capezzana per proseguire con quelle delle 11 a Montecuccoli e delle 11,15 a Sofignano).

Non solo chiese però: al Centro di Scienze Naturali sarà possibile assistere alla benedizione degli animali da parte di don Giuseppe Billi. «La vedo come un atto unificante, un ricongiungimento fra uomo e natura» ha detto il presidente del centro Marco Morelli. «Sono tanti anni che portiamo avanti questa tradizione, mi sembra giusto e bello proseguirla».

Nessuno è escluso dalla festa, tanto che la sezione femminile della Misericordia di Prato si occuperà di consegnare i panini benedetti nei vari reparti dell’ospedale, come stabilito nel Protocollo d’Intesa: «Mi sembra giusto far sapere ai pratesi in ospedale che non sono isolati e far conoscere ai non pratesi la nostra storia» ha detto la referente Maria Petrà. La benedizione dei panini è in programma domani alle 10 nella cappella dell’ospedale.

«Siamo a Prato, mi piace mantenere le tradizioni e preservarne l’importanza storica, umana ed educativa». «Un tempo i contadini portavano i semi a far benedire» racconta don Alberto Maggini di Capezzana, il quale sottolinea l’aspetto di riscoperta rurale della celebrazione. «Sono 45 anni che partecipo a questa tradizione, e la considero un’esperienza positiva che ci aiuta ad apprezzare gli animali senza farne un’idolatria. Ci aiuta a ricordare che non siamo soli nel creato, ma che gli animali ci sono compagni».

L’idea di un legame speciale con la terra traspare anche dalle parole di padre Emanuele Lanfranchi di Sofignano: «Sono stato missionario nei paesi dell’America Latina, dove nelle campagna è tradizione benedire i raccolti. La festa di S. Antonio ci può ricordare il senso di un’esistenza più naturale, nella quale vita dell’uomo e di Dio sono legate fra loro. L’esperienza dei contadini di un tempo era quella di vedere in Dio un collaboratore per il loro lavoro. Oggi, molte volte si preferisce affidarsi a cose come la chimica e si ha la sensazione di potersi arrangiare da soli».

Sant’Antonio abate era un monaco egiziano vissuto fra III e IV secolo d.C. È ricordato per essere il padre del monachesimo cristiano, il primo degli abati ed uno degli eremiti più longevi, morto a 106 anni.

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