15 Gennaio 2015

Raccolta fondi per acquistare un visore notturno da inviare ai soldati. Bufera sull’iniziativa della comunità Ucraina di Firenze e Prato


“Aiutateci a comprare una buona imager (termo camera) Pulsar Quantum HD50S per un gruppo di soldati ucraini che adesso combattono in prima linea del fronte sul territorio di Donetsk e Lugansk”. È scritto così su un manifesto affisso sulla porta della chiesa dei Santi Simone e Giuda a Firenze, dove si ritrova la comunità ucraina di rito greco-cattolico. I fedeli orientali, che hanno una comunità anche a Prato, hanno promosso una raccolta di fondi per acquistare una visore notturno, una video camera solitamente usata in combattimento per scovare nel buio i nemici. L’iniziativa, rilanciata anche sulla pagina Facebook della Chiesa greco-cattolica fiorentina, non ha mancato di sollevare polemiche e commenti negativi per la decisione di pubblicizzare l’acquisto di strumenti di guerra in un luogo religioso. Inoltre l’immagine usata per il manifesto, scritto in cirillico, è molto forte e sarebbe tratta da un videogioco di guerra che mostra un soldato con il corpo ricoperto dalle fiamme. A lato un carro armato e al centro una videocamera termica. Sotto, un testo in ucraino che inizia con un appello: “Il popolo deve essere unito per non far morire l’Ucraina”. Si spiega che l’imager “permette di agire con successo sia nell’attacco, sia per la difesa – lì dove ce l’hanno, i soldati possono dormire tranquilli, noi vogliamo che loro tornino vivi”.
Conferma la bontà del gesto padre Volodymir Voloshyn, cappellano delle comunità di Firenze e Prato, “Non è un’arma – si difende il sacerdote – si usa anche per altri scopi. In Ucraina dobbiamo salvare la nostra gente”. Padre Voloshyn spiega che molti figli e fratelli dei suoi fedeli sono soldati impegnati a difendere il proprio paese. “Il nostro esercito è in estrema difficoltà – aggiunge – in passato abbiamo inviato loro alimenti e medicinali”.

L’Arcidiocesi di Firenze ha scritto una nota nella quale dice di non essere stata messa al corrente dell’iniziativa, definita “impropria per una realtà ecclesiale”, e ne prende le distanze.
La raccolta fondi non ha riguardato direttamente la comunità pratese, composta da una cinquantina di fedeli, in maggioranza donne, che ogni domenica si ritrova nella cappella Migliorati in San Francesco. Ma anche la Diocesi di Prato si dissocia da quanto accaduto e concorda con quanto scritto dalla Chiesa fiorentina.

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