La Banca Popolare di Vicenza, assieme ad altre 9 banche popolari, dovrà trasformarsi in società per azioni entro 18 mesi. Lo prevede il decreto legge adottato ieri dal Governo, che costringerà le banche popolari italiane con attivo patrimoniale superiore agli otto miliardi a modificare i loro statuti e rinunciare al principio di natura cooperativa per cui nell’assemblea dei soci una testa equivale a un voto, a prescindere dalle quote possedute. Con la trasformazione in spa (che potrebbe preludere alla quotazione a Piazza Affari delle banche che come BpVi non sono quotate) a comandare sarà invece chi possiede più azioni. La riforma apre dunque alla “scalata” da parte di gruppi finanziari e fondi di investimento internazionali e potrebbe incentivare il fenomeno delle fusioni e aggregazioni bancarie già in atto da alcuni anni.
Banca Popolare di Vicenza, che ha prima acquisito e poi inglobato negli scorsi anni la Cassa di Risparmio di Prato ed è il principale istituto di credito nella nostra provincia, non ha ancora preso posizione sulla scelta compiuta dal Governo Renzi. Tra i sindacati prevale la preoccupazione. Secondo Lorenzo Leo, segretario della Fiba Cisl BpVi, si rischia di perdere il legame storico con i territori. “L’arrivo di fondi stranieri avrebbe il risultato opposto di quello dichiarato dal Governo: anziché facilitare l’erogazione del credito a famiglie e imprese – spiega il sindacalista – si favorirebbero politiche di breve o brevissimo termine dettate da logiche speculative di carattere finanziario. Come sindacato, ci preoccupano anche le ripercussioni sul fronte occupazionale di eventuali aggregazioni non governate, affidate al mercato e senza il coinvolgimento delle parti sociali. Il Governo sostiene di voler ridurre il numero di banchieri, ma il rischio è invece quello di perdere migliaia di posti di lavoro, in un momento già delicato in cui i bancari sono senza contratto nazionale, motivo per cui è fissato lo sciopero del 30 gennaio”.
Se la notizia del decreto da parte del Governo ha fatto alzare le quotazioni delle Banche Popolari quotate in Borsa, il valore delle azioni della Banca Popolare di Vicenza, che non è presente a Piazza Affari, resta quello che viene autodeterminato ad ogni Bilancio. Il provvedimento governativo ha portato una certa preoccupazione tra i soci pratesi, per un rischio deprezzamento delle quote investite.
Tra i soci della BpVi c’è la Fondazione Cassa di Risparmio di Prato, che ne detiene 354.766 azioni, pari a 21,4 milioni di euro (lo 0,5% del capitale sociale della Banca). Una cifra importante su un patrimonio netto complessivo di 93,1 milioni. All’interno del nuovo cda e del nuovo consiglio di indirizzo della Fondazione, il tema dell’effettivo valore delle quote BpVi è oggetto di discussione da mesi. In un’ottica di diversificazione degli investimenti – nel giro di 2-3 anni – la Fondazione alleggerirà la partecipazione in BpVi cedendo alla stessa banca circa la metà delle azioni possedute. La decisione è stata assunta prima della riforma avviata dal governo, che non dovrebbe avere ripercussioni immediate sulle scelte operate dalla Fondazione.
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