Parte il Treno della Memoria con 40 studenti pratesi. Il ricordo del deportato Marcello Martini
Riparte, destinazione Auschwitz, il Treno della memoria e quest’anno lo farà in occasione di uno speciale anniversario: il 70esimo della Liberazione. Per la quarta volta è la Fondazione Museo della Deportazione e Resistenza di Figline a coordinare il viaggio fornendo consulenza scientifica a questo importante progetto che ogni due anni porta gli studenti provenienti da tutte le province della Toscana a visitare il lager polacco, simbolo dello sterminio nazista.
La partenza è fissata per domani, lunedì 19 gennaio, alle ore 11 dalla stazione di Santa Maria Novella. I passeggeri sono 740, tra questi oltre 600 sono studenti e insegnanti. Nutrita la presenza pratese, saranno presenti 36 alunni degli istituti cittadini accompagnati da 8 insegnanti (Copernico, Buzzi, Dagomari, Marconi, Datini e Convitto Cicognini).
Con loro anche Camilla Brunelli, direttrice del Museo di Figline e rappresentanti dell’Aned di Prato.
È pratese Marcello Martini, uno degli ultimi sopravvissuti all’orrore dei lager. Nel 1944, quando fu deportato a Mauthausen aveva 14 anni, fu arrestato insieme alla madre e alla sorella al posto del padre, che era membro del Comitato di Liberazione nazionale.
“Il 24 giugno si arrivò a Mauthausen – racconta Martini – eravamo circa quattrocentocinquanta se ben ricordo. A Mauthausen la solita cerimonia di ingresso, cioè rimanere due giorni all’addiaccio nel cortile a destra, il discorsino di presentazione del campo ‘questo è il portone dove siete entrati e questo è il camino da cui uscirete’. E poi la doccia, la depilazione, il taglio dei capelli rasati a zero. Io ero fortunato allora perché avendo solo quattordici anni non avevo la barba. Dopo il bagno fui internato nella baracca se ben ricordo 17, dove sono stato poi fino al 31 luglio, quando rivestito a festa con la bella divisa a righe, fui immatricolato come 76.430. Quindi con il mio vestito a righe nuovo di zecca, il cappellino, il mützen, per carità necessario per fare l’appello, venni inviato a Wiener Neustadt. A Wiener Neustadt c’era un’officina, RaxVerke, una delle fabbriche di Goebbels. La linea dove fui messo a lavorare produceva battelli fluviali a fondo piatto, pontoni con motore interamente metallici. Io fui messo a chiodare le lamiere che congiungevano il fasciame”.
Il Treno della memoria è una iniziativa che molto ha contribuito a creare in Toscana una memoria pubblica diffusa: è un progetto rivolto alla scuola, ma che coinvolge tutta la società. Dopo 13 anni questa esperienza è riconosciuta come un’esperienza esemplare. E la Toscana è ormai l’unica Regione che continua a sostenere un’iniziativa di tale natura in queste forme e dimensioni.Un bagaglio di esperienza che i giovani e meno giovani riporteranno dal viaggio e che servirà loro a capire perché oggi al centro delle posizioni xenofobe del nostro Paese ci sono gli immigrati ed i Rom, perché l’ antisemitismo serpeggia ancora in Europa; li aiuterà a mettersi in guardia dalle derive dell’ intolleranza, del fondamentalismo, del principio di gerarchia fra le persone, i generi, i popoli, le religioni.