Nel sottosuolo di Prato c’è una falda acquifera di 50 milioni di metri cubi, praticamente come la diga di Bilancino (nella foto), che ne ha 58. Da questi viene prelevata annualmente quasi la metà, 25 milioni di metri cubi attraverso 2.423 pozzi di derivazione tra uso industriale, domestico e potabile. Rimane un giacimento enorme, che in alcune zone di Prato è arrivato a 3-4 metri dal piano di campagna, come Fontanelle e Iolo o addirittura a 2 metri come via Braga a Tavola. Una ricchezza o un problema? Su questo e sui possibili utilizzi si è interrogata stamani la Commissione consiliare 4 Territorio e Ambiente, presieduta da Massimo Carlesi: alla riunione hanno partecipato l’assessore all’Ambiente Filippo Alessi e il geologo della Provincia di Prato Vito Marcello Boscaino, che ha presentato gli studi e i monitoraggi realizzati sull’acquifero pratese, tra cui quello del 2014 con l’Autorità di Bacino del Fiume Arno e Publiacqua.
Le analisi chimiche e le indagini effettuate hanno evidenziato che si tratta di acque inquinate e che l’andamento della falda non è comunque costante, ma legato anche agli eventi atmosferici: durante gli anni di siccità cioè, come il 2012, il livello delle acque è molto diminuito ed è sceso più in profondità, nonostante che il prelievo per uso industriale sia praticamente dimezzato passando da 7,57 metri cubi nel 2005 a 4,83 nel 2013.
A questo, come ha evidenziato il geologo Boscaino, si aggiunge il fatto che è necessario valutare da dove eventualmente pompare l’acqua e come reagirebbe il substrato di terreno, in quanto potrebbero verificarsi depressioni o movimenti che potrebbero arrecare seri danni agli immobili soprastanti.
Fondamentale quindi il ruolo della ricerca per valutare lo sfruttamento dell’acquifero con un criterio di costi-benefici erconomici ed ambientali.
«Il Comune ha un ruolo più politico che tecnico sulla questione falda – ha detto l’assessore Alessi – Per questo abbiamo appoggiato il Cnr nello studio sulla falda pratese e il sistema delle gore con cui l’ente partecipa al bando regionale di ricerca sullo sfruttamento energetico dell’acqua, insieme a H2E, Fondazione Prato ricerche, Progetto acqua e Publiacqua. L’obiettivo è ottenere fondi per la ricerca di un modello di utilizzo di questa ricchezza e intendiamo valutare attentamente ogni possibilità».
«E’ necessario un intervento di coordinamento pubblico di area metropolitana con l’obiettivo di mantenere in equilibrio il livello della falda e trovare le migliori soluzioni di utilizzo – ha aggiunto il presidente Carlesi – Pomparla dal sottosuolo per evitare allagamenti ed immetterla nell’acquedotto comporta un doppio costo per l’aspirazione e per l’aumento dei metri cubi da depurare».