Le prime battute, esilaranti, sono state dedicate all’attualità politica. Benigni – ormai ci ha abituati – inizia sempre con il riferimento al presente i suoi straordinari monologhi. E così, nella prima serata dello spettacolo di Rai Uno sui dieci comandamenti, la “sferzata” a quella Roma, in questi giorni purtroppo agli onori delle cronache, “che li ha violati tutti insieme”, viene facile. Poi cambia registro e fa ingresso nel tema che nessuno (solo il grande Enzo Biagi ma in una memorabile serie-inchiesta del 1991) aveva osato avvicinare in forma di spettacolo: “Siamo venuti a parlare della Bibbia – graffia Benigni con la sua impareggiabile ironia – sennò si finisce a parlare di Rebibbia”. Il riferimento all’inchiesta di Mafia capitale è un vero fendente.
Dopo il lungo viaggio alla scoperta della Divina Commedia degli anni passati, non fa più “specie” sentire l’attore e comico pratese d’adozione parlare dei Dieci comandamenti, che – afferma – “fanno bene sia alla salute del corpo che dell’anima”. Qualcuno – si interroga il comico sul palco televisivo – potrebbe chiedergli se crede in Dio. “Se Dio non c’è – è la folgorante risposta – non comincio la serata. Parlare di qualcuno che non c’è sarebbe maleducato”.
A chi sostiene di non credere perché Dio non lo vede, Benigni risponde: “Essere invisibile non vuol dire che non c’è. Il tempo lo hai mai visto? L’amore lo hai mai visto? Eppure eccome se ci sono”.
Non manca la sferzata ai preti: “Noi italiani la religione ce l’abbiamo nel sangue e nemmeno certi vescovi e certi cardinali sono riusciti a togliercela”.
Commovente l’omaggio alla mamma Isolina: “La mia mamma era davvero una santa”. E al babbo Luigi: “Lui era più Terragno”. Poi si sofferma in un lungo ricordo di don Tasselli, il sacerdote aretino della sua infanzia (Benigni è nato nella frazione di Misericordia del Comune di Castiglion Fiorentino e a 6 anni si trasferì con la famiglia a Prato): bellissimo e denso di teologia l’aneddoto da lui ricordato, quando il prete spiegava che “noi siamo il seme di Dio, destinati quindi a diventare Dio”.
Il monologo è un lungo inno alla bellezza del Decalogo: “I dieci comandamenti sono un regalo: regalano la libertà”. E ancora: “E’ dalla legge che viene la libertà. Provate a tenere un popolo senza legge e vedrete cosa succede”.
Del primo comandamento (“Io sono il Signore tuo Dio. Non avrai altro Dio fuori di me”) dice, con una definizione che ha del geniale, che “Se i comandamenti sono il regalo per l’uomo, il primo comandamento è come il biglietto da visita attaccato al regalo”. Lo sguardo abbraccia poi il mondo: “Oggi è pieno di idoli: i soldi, il potere, il successo, il sesso. Non facciamo altro che inginocchiarsi davanti a questi idoli. Gli idoli addormentano. Dio invece inquieta: vuole un uomo nuovo”.
Quando si sofferma sul secondo comandamento (“Non nominare il nome di Dio invano”) che per Benigni è soprattutto non associare il nome del Signore alla violenza, ovviamente parla della bestemmia, radicata particolarmente in Toscana. E qui ricorda Marione, l’ormai mitico vergaiese conosciuto e frequentato alla Casa del popolo del paese pratese (quello, per inciso, da cui sentì per primo recitare Dante e del famoso aneddoto “Tessere e non tessere”): “Marione era alla Casa del Popolo; davanti c’era la fermata dell’autobus. Si mise ad urlare per fermarla. Ma il bus non si arrestò. Allora – racconta Benigni – iniziò una bestemmia epica di 18 minuti: la gente si affacciò alle finestre; passò l’autobus successivo e ancora stava bestemmiando”.
Infine il terzo comandamento (“Ricordati di santificare le feste”): “Dio, migliaia di anni prima di Marx, creò il primo fondamentale diritto dei lavoratori, il riposo”. Benigni attualizza: “Oggi siamo sempre connessi con tutto il mondo ma disconnessi con noi stessi. Il terzo comandamento ci dice di recuperare noi stessi, recuperare il silenzio”. E ancora: “Il giorno della festa vuol dire il giorno delle relazioni con gli altri e se stessi”.
Domani (martedì 16 dicembre, sempre alle 21,20 su Rai Uno), c’è da giurarci, Benigni sorprenderà ancora: ci aspettano sette comandamenti.
Guarda il video di Youtube con Benigni che racconta Marione e “Tessere non tessere” (Da “Tutto Dante”)
Gianni Rossi
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