29 Dicembre 2014

I detenuti della Dogaia lavoreranno per il Comune. E intanto la popolazione carceraria è tornata sotto la soglia di guardia


Per i prossimi due anni, alcuni detenuti del carcere della Dogaia eseguiranno lavori di pubblica utilità per il Comune di Prato, che ha firmato una convenzione con la Casa circondariale di Maliseti. L’intesa – stipulata per la prima volta da un’amministrazione pratese – ha l’obiettivo di favorire il reinserimento sociale dei detenuti. Il progetto prevede il coinvolgimento dalle 5 alle 10 persone per volta, scelte tra coloro che sono state ammesse alle misure alternative, come l’affidamento in prova o la semilibertà. I detenuti saranno formati e riceveranno una piccola borsa lavoro. Tra gli interventi che potranno svolgere ci sono la manutenzione di strade, giardini e scuole.

“E’ un progetto a cui il Comune aderisce con convinzione con l’obiettivo di contribuire al fine rieducativo della pena, previsto dalla Costituzione – afferma il sindaco Matteo Biffoni – Quando sono venuto alla Dogaia per il progetto Filatelia in carcere sono stati gli stessi detenuti, nello spiegare le loro necessità, a dirci: ‘Fateci lavorare’. Il lavoro è uno strumento incredibile di riscatto sociale”.
“Oltre a favorire il reiserimento sociale dei condannati, questo protocollo permette che queste persone possano rendere un servizio alla cittadinanza – spiega il direttore della Casa circondariale di Prato -. Vincenzo Tedeschi, che nell’occasione ha anche fornito dei dati sulla popolazione carceraria, drasticamente ridotta anche a Prato dopo il decreto legge “svuotacarceri”.
“I detenuti oggi sono 570, un anno fa erano un centinaio in più e due anni fa si era arrivati a sfiorare le 750 presenze a fronte di una capienza regolamentare di 600 unità – spiega il direttore Questa diminuzione è ottimale sia per il lavoro del personale, sia per le condizioni di vivibilità all’interno dell’istituto”.

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