Dopo il caso dei signori italiani che protestano per la cancellazione dei numeri di telefono delle prostitute cinesi dalle pareti del Macrolotto Zero, un’altra segnalazione ai limiti dell’incredibile è giunta, questa volta alla Questura di Prato. Tra gli 84 esposti di quest’anno (in aumento rispetto ai 75 del 2013), ne è arrivato anche uno anonimo, via posta, che lamenta la “truffa” subita da una prostituta nigeriana, e compara quanto accaduto ai trattamenti benevoli da parte delle “signorine” cinesi.
Nella lettera, l’anonimo cliente denuncia di essersi recato presso una civile abitazione di via Erbosa per un incontro fugace con una prostituta nigeriana, con cui aveva fissato un appuntamento per telefono.
L’uomo sostiene di aver pagato anticipatamente, ma mentre lui si trovava in bagno, la ragazza ha finto un attacco di vomito e due connazionali lo hanno fatto uscire con la forza, derubandolo degli altri soldi che aveva nel portafogli e costringendolo a rivestirsi sulle scale del condominio, senza aver avuto alcun rapporto sessuale.
Nella lettera l’anonimo dà soltanto vaghe indicazioni che non hanno consentito alla polizia di rintracciare la donna, ma è la conclusione dell’esposto a far riflettere: l’uomo se la prende con i condomini che “sembrano siano d’accordo” e con i nigeriani da “rimandare a casa”, mentre invece ha parole di apprezzamento per le prostitute cinesi, con le quali “queste cose non accadono”.
D.Z.
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