Dal 2003 non abita più nell’appartamento che è stato assegnato all’ex moglie da cui è separato. Dallo stesso periodo ha chiuso l’attività di assicuratore e non occupa più l’ufficio in cui lavorava. Ma 10 anni dopo Renato Marchese, 63 anni, si è visto recapitare da Asm avvisi di bollette Tia non pagate per quei due immobili, relative al periodo dal 2006 al 2014, per un totale di oltre 6300 euro, escluso sanzioni, interessi e spese di notifica. “La mia ex moglie ha pagato regolarmente le bollette e credo lo abbia fatto anche il proprietario dell’ufficio, ma il problema è un altro: io che c’entro?” – si chiede il signor Marchese, il quale ha presentato a Sori la documentazione che attesta la cessazione delle utenze Tia. “Era il dicembre dello scorso anno e mi fu detto di stare tranquillo. Invece a fine settembre mi arriva un’ingiunzione di pagamento per 995,07 euro. Torno alla Sori e mi dicono di aver fatto quello che dovevano fare e che comunque avrebbero sollecitato la ragioneria generale del Comune perchè era loro compito mandarmi gli sgravi”.
Ma passano due settimane e anziché lo sgravio, ovvero il riconoscimento dell’errore e l’annullamento dell’atto, arriva – sempre da Sori – una seconda ingiunzione di pagamento per altri 1.026 euro per le presunte bollette non pagate.
“Torno in Sori e mi dicono che loro non c’entrano ma è la ragioneria generale del Comune che, nonostante i solleciti, non si attiva” – racconta Renato.
“Facendo un po’ di calcoli, dal 2003 ad oggi sono trascorsi 11 anni; mi è stato notificato mancati pagamenti per gli anni: 2006, 2 rate; 2007, 2 rate; 2011, 1 rata; 2012, 1 rata; 2013, 1 rata. Il che vuol dire che all’appello mancano ancora le rate dal 2003 al 2006; dal 2008 al 2010; 1 rata del 2011; 1 rata del 2012; 2 rate del 2013; 1 rata del 2014. Mi dovrò aspettare una valanga di decreti ingiuntivi? Già oggi mi ritrovo con due provvedimenti esecutivi nei quali si minaccia, in caso di mancato pagamento nei termini, la riscossione coattiva con espropriazione forzata”.
Se entro due settimane non dovesse arrivare il famoso “sgravio” da parte del Comune, il signor Marchese dovrà rivolgersi ad un avvocato e spendere centinaia di euro per presentare ricorso alla Commissione tributaria provinciale ed evitare di vedersi arrivare a casa l’ufficiale giudiziario a pignorargli i beni.
Una simile disavventura il cittadino l’ha vissuta per il canone Rai. Anche in questo caso ha ricevuto una richiesta di pagamento per le annualità dal 2004 al 2014. Ma è bastato spedire una raccomandata con lo stato di famiglia e il documento di identità per vedersi arrivare a casa lo sgravio e le scuse. “Possibile che con l’amministrazione comunale e le sue partecipate, che dovrebbero essere vicina ai cittadini, si vada a sbattere contro un muro di gomma?” si chiede il signor Marchese, che ha scritto al sindaco per illustrare la sua situazione e porre alcune domande: “A chi giova tutto questo? Ad Asm che tiene in bilancio somme da riscuotere? A Sori che guadagna soldini vessando il cittadino? All’amministrazione comunale che mette in bilancio somme chiaramente inesigibili per tappare qualche buco? Ma in che mondo stiamo vivendo sindaco? E lei cosa fa, resta a guardare i cittadini che si scontrano contro il muro di gomma alzato da una pubblica amministrazione scandalosamente inefficiente, coperta da una burocrazia becera e soffocante, capace solo di vessare i cittadini? Beh, io non starò a guardare” conclude amaramente Marchese.
Dario Zona
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