Trenta ex dipendenti di due ditte del gruppo tessile Bartolini – una in concordato, l’altra in liquidazione – da dieci mesi non possono ricevere il Tfr perchè il liquidatore delle aziende (ed ex titolare delle stesse) non consegna loro le buste paga. A denunciare il caso è la Cgil di Prato che da gennaio sta cercando di far avere agli operai le loro spettanze: in alcuni casi anche 15 o 20 mila euro, in tutto una cifra stimata di almeno 300 mila euro. Risorse importanti per chi viene da cinque anni di cassa integrazione – riscossa a singhiozzo – e dallo scorso gennaio si trova in mobilità. Come Arduino Santoni, 59 anni, quindici dei quali trascorsi nella Bartex: “Ho dato fondo a tutti i risparmi per finire di pagare il mutuo e adesso è dura: ho un figlio che studia, mia moglie lavora in un asilo privato e anche lei riscuote quando il Comune vuole. Altri lavori non si trovano e il Tfr farebbe davvero comodo”.
L’Inps potrebbe anticipare il Tfr ai lavoratori attingendo da un fondo di garanzia, ma per fare richiesta occorrono le buste paga con l’indicazione delle competenze, che il liquidatore non ha ancora fatto avere agli ex dipendenti.
Per quanto riguarda la Bases, società in concordato, il liquidatore ha fatto sapere ai sindacati di voler preparare un riparto, ovvero un pagamento parziale ai lavoratori, che avrebbero poi dovuto chiedere la differenza all’Inps. “Ma da allora sono passati dieci mesi, abbiamo inviato diversi solleciti ma non abbiamo ricevuto risposta” – spiega Anna Rosa Stefani della Filctem Cgil.
“La legge fallimentare non offrendo certezza nei tempi, non prevedendo sanzioni e prevedendo che il liquidatore sia l’ex titolare dell’impresa, consente un atteggiamento dilatorio che resta impunito – afferma il segretario della Filctem Cgil Massimiliano Brezzo -. Così non si tutelano i creditori e i dipendenti delle imprese che si comportano in questo modo sono in trappola. Il liquidatore ha il compito di vendere e non svendere i beni aziendali, ma deve portare avanti anche i compiti amministrativi, tra cui la consegna delle buste paga dei dipendenti”.
Simile il caso della Bartex, società in liquidazione. Dallo scorso dicembre gli operai sono stati licenziati e posti in mobilità, ma non hanno ricevuto i conteggi relativi alle ultime spettanze e al trattamento di fine rapporto. “Abbiamo inviato diverse lettere in
cui chiedevamo la consegna delle buste paga. L’azienda ha proposto una dilazione nei pagamenti e i lavoratori sarebbero stati anche d’accordo, ma senza le buste non sapevano neppure quanti soldi dovevano riscuotere – dice Anna Rosa Stefani -. Ai primi di luglio, non ricevendo risposte, gli ex dipendenti sono andati a presentare denuncia alla direzione territoriale del lavoro, che a settembre ha intimato la consegna delle buste paga. Ma l’azienda tramite il proprio consulente ha consegnato soltanto quelle a zero ore relative al periodo di cassa integrazione, senza i contggi del Tfr, dicendo che avrebbe trovato un accordo con i lavoratori. Ma a tutt’oggi l’azienda non ci ha contattato e non abbiamo in mano i conteggi”.
Così 30 famiglie sono da dieci mesi in attesa di una boccata di ossigeno. “La cifra che mi spetta dovrebbe essere sui 14 mila euro” – dice Daniele Toccafondi, 52 anni, in mobilità da gennaio dopo una cassa integrazione iniziata nel 2009 -. Ho due figli che studiano e per fortuna la mia donna lavora. Ho fatto il corso di formazione per fornaio e per installazione di pannelli solari, ma non ho più trovato lavoro”.
Più fortunato Silvano Pedrini, 57 anni. “Nel mio caso il Tfr è più modesto, perchè ho lavorato in Bases soltanto 14 mesi e grazie alla mobilità, ad agosto 2016 dovrei raggiungere la pensione”.
Dario Zona