Formazione linguistica e culturale per i genitori immigrati. E’ l’obiettivo di 17 corsi per 800 ore complessive di formazione e 297 partecipanti, il 60% dei quali cinese, che hanno puntato sull’insegnamento della lingua italiana, della cultura del lavoro, della cittadinanza attiva per raggiungere le famiglie degli studenti stranieri inseriti nelle scuole pratesi. Perché il disagio e l’abbandono scolastico nel caso degli stranieri si combatte anche agendo sull’integrazione dei genitori. Vincenti le modalità nuove del progetto di quest’anno, dalla presenza di baby sitter per favorire la partecipazione della mamme, all’offerta decentrata dei corsi nei vari Comuni e nei luoghi frequentati dalle comunità. La scelta di tenere i corsi per i genitori cinesi nella scuola di via Busoni per esempio ha fatto più che raddoppiare, dal 27% al 60% la loro partecipazione.
Stamani proprio alla scuola dell’Associazione dell’Amicizia dei Cinesi si è fatto il punto sull’esperienza, con la partecipazione di Giusi Cappellini, dirigente del Centro Territoriale Permanente, Franca Ferrara dirigente Area Formazione Istruzione Lavoro della Provincia, l’assessore del Comune di Prato Maria Grazia Ciambellotti, Zhang Li presidente dell’Associazione per l’Amicizia dei cinesi, Stefano Gestri dirigente del Copernico e Maria Chiara Montomoli dirigente del settore Istruzione e Educazione della Regione Toscana.
Cappellini e Ferrara hanno sottolineato l’importanza delle misure per la partecipazione delle famiglie straniere all’apprendimento, misure che, nel caso dell’educazione degli adulti, hanno ottenuto dalla Provincia ben 650 mila euro in due diversi bandi destinati proprio all’azione fomativa nei confronti dei genitori. L’assessore Ciambellotti ha parlato della formazione sulla lingua italiana e degli scambi fra etnie, lingue e religioni diverse come un fattore di grande civiltà “che dobbiamo perseguire tutti insieme con grandissimi impegno”. Infine la dirigente regionale Montomoli ha garantito che nella prossima programmazione la Toscana avrà un’attenzione particolare all’integrazione e all’educazione degli adulti, “privilegiando quei progetti, come quello pratese, che agiscono contemporaneamente anche sull’abbandono scolastico”.
Il progetto Genitori Insieme, che sta concludendo il secondo anno di programmazione, è stato finanziato dalla Provincia con quasi 100 mila euro attraverso il Fondo sociale europeo e ha visto il sostegno di Comuni, scuole e associazioni. Ad attuarlo un nutrito gruppo di partner, dal Centro territoriale permanente, agli istituti Datini, Gramsci-Keynes, Marconi, Rodari, Copernico e San Niccolò, alla Lazzerini, al Consorzio Pegaso e Astirforma.
Genitori Insieme, che nelle due edizioni ha coinvolti circa 600 genitori, è partito dal bando della Provincia, che lo ha poi inserito all’interno dell’accordo per l’accoglienza degli alunni stranieri e per lo sviluppo interculturale a cui partecipano tutti i Comuni e tutte le scuole di ogni ordine e grado comprese le paritarie. Genitori Insieme ha inteso rispondere al bisogno di sostegno da parte di genitori immigrati, in particolare riguardo alla conoscenza della lingua italiana, per favorirne l’inclusione nei sistemi della formazione professionale e nell’educazione di base. Rappresenta una ulteriore buona pratica di integrazione che ha coinvolto un’ampia rete di enti pubblici e privati operanti su tutto il territorio, puntando anche sulla carta dell’offrire il servizio in spazi conosciuti e frequentati dalle comunità straniere. Nel caso della comunità cinese questa modalità si è rivelata una chiave d’accesso importante, la partecipazione delle famiglie cinesi è infatti schizzata al 60%, dal 27% della precedente edizione. Altri punti forti del progetto l’ampia offerta a carattere non formale, servizi come il babysitteraggio (inserito dalla stessa Provincia) per agevolare la partecipazione di donne madri e l’attestazione del livello di apprendimento dell’italiano valida per il permesso di soggiorno di lunga durata.
Vediamo qualche dato sui 300 partecipanti ai corsi. Le donne sono oltre il doppio degli uomini, i genitori cinesi, come abbiamo già detto, sono circa il 60%, mentre diminuiscono quelli originari di Pakistan e Marocco. Un terzo degli iscritti è costituito da madri di origine cinese nella fascia di età 30-45. Oltre la metà dei partecipanti ha frequentato per più del 70% delle ore ed è aumentato, rispetto all’anno precedente, il numero di coloro che hanno basso titolo di studio (i genitori cinesi hanno un livello di scolarizzazione mediamente basso), mentre un terzo degli iscritti è occupato, il resto disoccupato o inattivo.
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