Per sei anni e mezzo (prima nella giunta Romagnoli, poi in quella di Roberto Cenni) è stato da assessore alla sicurezza, uno degli artefici dei blitz interforze. Adesso, da semplice consigliere comunale, Aldo Milone esprime un giudizio nettamente negativo sugli altri controlli, quelli iniziati ieri da parte degli ispettori del lavoro assunti dalla Regione. “Quello del presidente Rossi che intende controllare in tre anni tutti e 4 mila i capannoni cinesi è un bluff, se queste sono le modalità – dice Milone -. Non me la prendo certo con gli ispettori che sono giovani e agiscono secondo le loro competenze, ma è evidente che limitandosi ai controlli sulle misure di sicurezza nei luoghi di lavoro (impianti elettrici, estintori, uscite di sicurezza) e agendo da soli, si trascurano elementi importantissimi: evasione contributiva e lavoro nero, presenza di clandestini, evasione fiscale, permessi per l’azionamento dei macchinari. Soltanto per quest’ultimo tipo di infrazioni, il Comune ha incassato 1,6 milioni in 5 anni. In questo modo viene a mancare il controllo sulle principali violazioni che portavano al sequestro dell’azienda”.
“Nel caso trovino abusi edilizi e dormitori nelle fabbriche – continua Milone – gli ispettori della Asl dovranno comunque rivolgersi al nucleo competente della polizia municipale che dovrà recarsi nel capannone per i rilievi e i sequestri del caso. L’azienda dovrà insomma essere ispezionata due volte con perdita di tempo e duplice impiego di personale. Questi – continua Milone sono controlli all’acqua di rose. Per ottenere dei risultati occorreva un potenziamento dei nuclei della squadra interforze, con più poliziotti, carabinieri, ispettori Inps e Inail, perchè con gli attuali organici, vista anche le necessarie attività di polizia giudiziaria e sanzionatorie successiva ai blitz, più di alcuni controlli a settimana non si riescono a fare. Vorrei in questo senso rassicurare la procura di Prato, chè il temuto ingolfamento di notizie di reato non ci sarà perchè quelle comminate dagli ispettori saranno soltanto semplici sanzioni amministrative”.
Infine una chiosa sull’assenza di adesioni al patto fiduciario proposto alle aziende cinesi dal presidente della Regione Rossi: “E’ una barzelletta e sospettavo che nessuno aderisse. Visto poi il tenore dei controlli, non si capisce perchè un’azienda dovrebbe auto-dichiararsi, se poi rischia sanzioni così blande e a seguito di un controllo può continuare ad operare con le stesse modalità sfruttando clandestini, lavoratori a nero ed evadendo le tasse”.
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