Da La Verna ad Assisi a piedi: il racconto passo dopo passo di un giornalista di Tv Prato


Vacanze originali, parte prima. Ovvero: trascorrere le ferie sul sentiero dei pellegrini, da La Verna ad Assisi. Un giornalista della nostra redazione, Elia Frosini, ha deciso di partire, da solo e zaino in spalla, per un cammino fisico e spirituale, tra strade più o meno note, sulle orme di San Francesco. A quattro anni dall’aver percorso a piedi il Cammino di Santiago, Elia racconta in un diario giorno per giorno le tappe di questo affascinante viaggio a piedi.

Noi abbiamo deciso di proporvele, una al giorno, come letture estive… cariche di spunti e suggestioni.

Prima tappa: La Verna-Pieve di Santo Stefano (15 km più 5 km di strade sbagliate)

Travolto da un’insolita estate (ancora!) mi è sembrata un’idea quantomeno non campata in aria quella di tornare sulla strada: a quatto anni dall’incredibile esperienza del Cammino di Santiago, stavolta mi trovo tra la polvere e le pietraie dell’itinerario Santo che va da La Verna ad Assisi. Perché scegliere di scrivere – differentemente dal 2010 – alcune righe per raccontare la mia esperienza? Non saprei… forse perché al momento mi trovo a Pieve Santo Stefano, che come recita il cartello sulla strada è “La città del diario”, con il suo archivio nazionale dei diari e delle memorie autobiografiche. O forse, più semplicemente, per megalomania.
Eppure questa mi sembra proprio una storia da raccontare, soprattutto per l’immancabile colpo di scena di oggi, tappa numero uno del mio nuovo cammino zaino in spalla…. perché sulla strada bisogna saperci stare, e io, modestamente, non rientro nella categoria di chi ci sa stare. Parto garoso da La Verna, certo di arrivare in serata a Savorgnano, punto del primo pernottamento del percorso creato dal grande Giovanni Roberto, l’ospitalero del rifugio di Rigutino e inventore del Cammino delle Celle di San Francesco. Che io, puntualmente, toppo, perché dopo circa un’ora di viaggio sotto il sole mi accorgo che mi trovavo dalla parte sbagliata: sul monte Calvano, che sulla cartina proprio non c’era. Non mi perdo d’animo e proseguo seguendo i “tau gialli”, che sono un po’ come le conchiglie per raggiungere Santiago. Arrivo a Pieve Santo Stefano, paesino di cinquemila anime, una fabbrica e un alimentari. Proprio in quest’ultimo luogo paradisiaco mi fermo, leggendo l’incontrovertibile avviso “per i pellegrini panino e bicchiere di vino a tre euro”. Top. Proprio Giovanni, l’oste che mi prepara pane e finocchiona “fatta da lui con i maiali dell’azienda agricola”, mi dice che il cammino che avrei dovuto fare io proprio non lo conosceva. In compenso “sbagliando hai fatto bene” mi dice, perché il percorso su cui sono è il classico per arrivare ad Assisi: dopo Pieve San Sepolcro, Città di Castello, Gubbio e Assisi. “Il cammino più bello” mi dice Lucia (o Luana?), figlia di Francesco Camaiti, storico ospitalero di Pieve Santo Stefano ora gravemente ammalato. Incontro Lucia per caso, ma sono ancora convinto che me l’ abbia mandata il cielo: mi indica dove poter dormire, mi racconta delle sue numerose camminate e mi sottolinea il dispiacere di non poter ospitare più pellegrini perché il babbo sta male. Ma non per questo non cerca in tutti i modi di darmi una mano: proprio in quel momento ritrovo quel senso di accoglienza tipico del cammino di Santiago, quando un posto per dormire era impossibile non trovarlo.
Una gran bella prima giornata insomma… e le spalle iniziano già a fare un male cane, con la dozzina e oltre di chili di zaino.

Cosa che ho imparato oggi: Chi dice che l’importante non è la meta, ma il viaggio non ha mai avuto il problema di trovare un posto in cui dormire a Pieve Santo Stefano alle sette del pomeriggio
Cosa che mi porterò in tasca domani: Il sorriso di Francesco Camaiti, che nonostante la malattia sono sicuro sia stato contento di sapere dalla figlia che un pellegrino ha ottenuto ancora una volta un aiuto dalla sua famiglia.

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