Dopo tre aperture serali, lo shopping ancora non decolla. Nelle piazze e nelle strade, per lo meno in alcune, l’affluenza di persone è alta, ma a sentire certi negozianti, al piacere della passeggiata sotto le stelle, i cittadini non abbinano quello di fare acquisti. Vuoi per la poca disponibilità economica che riduce i possibili clienti, vuoi il fatto che non tutte le vie sono ugualmente frequentate, alcuni commercianti hanno addirittura anticipato l’orario di chiusura previsto per mezzanotte per evitare di stare con le mani in mano a perdere tempo. “I giovedì dello shopping così non funzionano – afferma Luciano Gori, commerciante e presidente del consorzio Prato c’è – la chiusura anticipata da parte di alcuni è un segno di scontentezza del commerciante, che sacrifica il suo tempo libero portandolo via alla propria famiglia senza alcun ritorno”. Tra gli esercenti del centro storico che si lamentano, c’è chi non ne fa soltanto una questione di vendite e propone di ritoccare la formula delle aperture serali in un’ottica di organizzazione condivisa da tutti, nell’interesse della città: dei negozianti, ma anche dei cittadini stessi. “Vorrei che la formula fosse ripensata in virtù della bellezza di questa città – dichiara la commerciante Mara Verbigrazia – ma questo non basta se poi al ritorno dalla visita al museo il cittadino non trova più l’auto perché gli è stata rimossa. Bisogna intervenire là dove è necessario, non sono d’accordo con la rimozione senza criterio”. Tenendo conto dei tempi che corrono, per agevolare i consumi qualcuno propone di spalmare le aperture serali su un arco di tempo più ampio invece di concentrarle tutte nel mese di luglio. “La mia proposta è di cominciare prima e di aprire una sera al mese – aggiunge Roberto Bartolini – altrimenti la gente si stanca, specie ora che le aperture serali dei negozi vengono fatte un po’ dappertutto”.
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