25 Giugno 2014

Processo tragedia via Toscana, accolta la costituzione parte civile di sindacati, Comune e parenti. L’Inps accantona 1,6 milioni per i familiari delle vittime


È stata una prima udienza tutta incentrata sulla costituzione delle parti civili, quella che si è tenuta oggi al Tribunale di Prato, nell’ambito del processo con rito immediato che vede imputati per omicidio colposo plurimo i fratelli Giacomo e Massimo Pellegrini, i proprietari del capannone di via Toscana, dove lo scorso primo dicembre persero la vita i sette operai cinesi vittime di un incendio. Per quei fatti sono a processo anche i titolari della Teresa Moda, che hanno optato per il rito abbreviato.
A chiedere la costituzione di parte civile nel procedimento contro i i due immobiliaristi pratesi sono venti familiari delle vittime, il Comune di Prato, l’Inail, Cgil, Cisl e Uil di Prato oltre alla Filctem Cgil a livello locale, regionale e nazionale. Tutte ammesse dal giudice monocratico ad eccezione della Cgil nazionale e regionale.
I legali dei fratelli Pellegrini, gli avvocati Alberto Rocca, Luca Bisori, Michele Nigro e Valerio Valignani, hanno presentato le loro eccezioni, chiedendo al giudice monocratico Giulio Fanales di respingere diverse  richieste di costituzioni di parte civile. In particolare quelle di alcuni familiari sono state contestate per motivi formali: le procure non conterrebbero la convalida del consolato e sono state firmate in lingua italiana, mentre i congiunti – sentiti durante le indagini – avevano mostrato la necessità di un interprete.
Gli avvocati dei due immobiliaristi hanno poi contestato le richieste di costituzione plurime della Cgil, a diversi livelli – dal locale al nazionale -.

“Manca solo la richiesta della Camusso” ha chiosato l’avvocato Luca Bisori. Anche l’avvocato Rocca ha sollevato dubbi sulle istanze dei sindacati: “Vivo a Prato da 40 anni e da 20 anni qui c’è una forte immigrazione cinese ma non ho mai visto una manifestazione o anche solo un convegno contro la riduzione in schiavitù degli operai cinesi”.  L’avvocato Rocca ha sostenuto che l’accusa nei confronti dei suoi assistiti non parla di corresponsabilità ma di concausa, per cui non ci sarebbero gli estremi per una costituzione di parte civile così estesa.

Di diverso avviso l’avvocato Giorgio Frezza, della Filctem Cgil Toscana: “Gli imputati – ha detto – erano perfettamente a conoscenza dello stato in cui si trovava l’immobile e viene loro contestato proprio il concorso nell’omicidio colposo con l’aggravante della previsione dell’evento”.

“Anche il danno procurato ai sindacati è a cascata e le violazioni riscontrate nella fabbrica sono gravissime, parliamo di condizioni di schiavitù –  ha aggiunto Giuseppe Botta per la Filctem nazionale -. Da cittadino mi sono sentito offeso per come hanno vissuto, lavorato e per come hanno trovato la morte quelle persone”.

L’avvocato Quartararo dell’Inail ha citato altri casi di infortunio sul lavoro di cui si è occupato, in cui l’ente è stato ammesso a parte civile, come la strage di Viareggio, il naufragio della Concordia e la tragedia dell’Alta velocità in Mugello.
“Anche in questo caso di Prato, l’Inail è parte offesa e non soltanto per la cifra che abbiamo accantonato per i familiari delle vittime, cioè 1 milione e 651 mila euro, ma per vedere riconosciuto il ruolo di prevenzione degli infortuni sul lavoro e per assicurare una presenza qualificata durante l’accertamento della verità. Mi aspettavo che anche altri enti, la Regione, le associazioni, gli Industriali pratesi si costituissero parte civile. Secondo quanto emerge dalle carte dell’accusa, stiamo parlando di abusi edilizi ben conosciuti dai proprietari che hanno fatto proprio il fine illecito di far lavorare e vivere dei poveretti in una condizione assurda”.

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