Ieri è stata la giornata della prima udienza a carico dei due proprietari italiani del capannone di via Toscana dove lo scorso dicembre persero la vita sette operai cinesi. Ancora da fissare invece l’iter processuale dei tre gestori di fatto della Teresa moda, che hanno chiesto il rito abbreviato. Le sorelle Lin You Lan e Lin Youli, insieme al marito di una delle due, Hu Xiaoping, sono assistite dall’avvocato fiorentino Gabriele Zanobini, che ha chiesto il rito abbreviato condizionato all’audizione dei parenti delle vittime. Una scelta dettata dall’esigenza di certificare durante il processo il risarcimento di 110 mila euro che i familiari di ciascuna delle sette vittime hanno ricevuto dai parenti dei tre indagati, i quali da tre mesi si trovano in carcere per omicidio colposo aggravato plurimo. “C’è stato un accordo in Cina tra i familiari delle vittime e quelli dei miei assistiti – spiega l’avvocato Zanobini –: i primi hanno accettato di non costituirsi né in sede civile, nè in sede penale, accettando il risarcimento che nella moneta cinese equivale ad una somma molto alta”.
Intanto, come ha ricordato ieri l’avvocato Quartararo durante l’udienza del processo agli immobiliaristi pratesi, anche l’Inail ha accantonato 1 milione e 615 mila euro da versare ai parenti delle sette vittime. Si tratta di un piccolo “assegno funerario” e delle rendite che la legge riconosce ai congiunti dei caduti sul lavoro. “Il coniuge ed eventualmente i figli fino al 18° anno di età (fino al 26° in caso di proseguimento degli studi) – spiega l’avvocato Quartararo – beneficiano di un vitalizio, che in questo caso si aggira tra i 600 e gli 800 euro, la cui liquidazione è già partita”.
Nella foto lo striscione di protesta durante una manifestazione organizzata nei mesi scorsi dai familiari delle vittime.
D.Z.
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