“Il simbolo di queste elezioni per me è Prato con Matteo Biffoni. Cinque anni fa il Pd subì una sconfitta storica. Oggi riprenderla significa non solo recuperare l’onore perduto, ma dare una prospettiva di sviluppo a una città manifatturiera degna di stima e di rispetto”. Lo ha detto il presidente del Consiglio Matteo Renzi in un’intervista pubblicata stamani a pagina 6 in cronaca nazionale, dal Corriere della Sera.
Alla domanda conclusiva di Aldo Cazzullo se alle elezioni amministrative di Firenze pensa di vincere al primo turno, Renzi ha risposto di sì, perchè “Dario Nardella è bravo”, ma ha subito aggiunto il riferimento a Prato e a Matteo Biffoni.
Nel corso dell’intervista (leggi l’articolo integrale sul sito del Corriere), il premier parla dei principali temi della politica nazionale e dell’agenda di governo. “E’ iniziata la rivoluzione” – ha detto riferendosi alle riforme – “e le resistenze del sistema non mi fermeranno. Il fatto che tutti gli organismi siano contro lo considero un elemento particolarmente incoraggiante: noi non facciamo favoritismi”.
Una stoccata al sindacato: “non può occuparsi solo di chi il lavoro ce l’ha o di chi è in pensione. Anche i sindacati, come la politica, devono farsi un esame di coscienza, devono cambiare”. Un’altra a Grillo: “È andato alla Lucchini di Piombino in un’azienda che sta morendo, dove hanno appena spento l’altoforno, a strumentalizzare un dramma con il solo obiettivo di prendere voti”.
E sulle elezioni europee non pensa che siano un test dirimente per il governo: “La legittimazione popolare non l’avrò mai, neanche se il Pd stravincesse le Europee; a questo giro è andata così, mi basta la legittimazione costituzionale prevista dalle norme vigenti. Per le politiche prevedo che si voti nel febbraio 2018, alla scadenza della legislatura”.
Infine un riferimento agli ottanta euro in più in busta paga per i lavoratori e la polemica con Piero Pelù: “Chi parla di elemosina non si rende conto di cosa significhi per chi guadagna 1.100 euro guadagnarne il mese prossimo 1.180. Non si tratta di un obolo elettorale. Arriva in busta paga dopo le elezioni. È una misura stabile”.
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