Il loro rapporto era in crisi e al momento di lasciarsi lui pretendeva che gli fosse restituita la dote di diecimila euro, mentre lei chiedeva il pagamento degli alimenti e dell’affitto. Questo, assieme al sospetto che la compagna avesse un’altra relazione, il movente che ha portato Jia Fangting, 31enne dello Zhejiang cinese ad uccidere la compagna di 26 anni, Huang Lingqin, trovata cadavere ieri pomeriggio in un appartamento di via Pistoiese. . L’uomo ha confessato l’omicidio stanotte nel corso dell’interrogatorio condotto dal pm Paolini e adesso si trova in stato di fermo. Il delitto risale alla notte precedente, tra le tre e le quattro del mattino. Il giovane, che da qualche tempo era stato allontanato dalla compagna, era tornato nell’abitzione per discutere gli aspetti legati alla loro separazione. Al culmine di una lite, ha poi strangolato la 26enne rompendogli l’osso del collo. Poi, in stato confusionale, ha avvolto il corpo in un coprimaterasso perchè non voleva vedere la donna morta. Ha pensato di disfarsi del cadavere, ma non ha avuto il coraggio e si è allontanato per alcune ore dall’abitazione. Al ritorno si è di nuovo chiuso nella stanza e qui, nel tardo pomeriggio di ieri, è stato trovato da alcune amiche della vittima, tra cui una coinquilina, che non avevano più notizie della giovane.
La giovane era ormai priva di vita ai piedi del letto, avvolta nel coprimaterasso. Immediata è scattata la telefonata al 118, ma il medico una volta sul posto non ha potuto fare altro che constatare il decesso della cinese.
In via Pistoiese sono arrivati anche i carabinieri con il nucleo investigativo diretto dal capitano Stefano Verlengia, il capitano Alfieri e il comandante provinciale Stifanelli per avviare le indagini, anche con il supporto della Scientifica.
Il compagno è stato trovato nell’abitazione; in un primo momento ha cercato di negare le sue responsabilità, poi – contraddetto da altre testimonianze – ha fatto alcune ammissioni ed è stato portato in caserma con un asciugamano a coprirne il volto. Qui, assistito dall’avvocato d’ufficio Vladimiro Borchi, ha reso una piena confessione.
La coppia viveva in Italia da circa un anno; entrambi regolari, entrambi operai nel comparto abbigliamento. Lei aveva avuto un aborto spontaneo e il reo confesso temeva che il bambino potesse essere di un altro uomo, anche se lei negava. Al rientro della donna in Italia dopo un periodo in Cina, a fine marzo, le tensioni si erano acuite fino alla tragedia di ieri. Nella stanza c’erano alcune bottiglie di birra, ma l’uomo ha dichiarato di essere sobrio al momento della lite.
Nonostante il quadro indiziario sia schiacciante, il magistrato ha comunque disposto l’autopsia, che sarà effettuata dal medico legale Albertacci.
Da un primo esame esterno la morte – come confermato anche dalla confessione – sarebbe avvenuta per strangolamento: sul corpo della giovane non ci sono altri segni di violenza, nè ferite di armi da fuoco o da taglio.
Il luogo dell’omicidio si trova proprio di fronte alla fabbrica dove fu trovato morto un altro orientale, in quell’occasione abbandonato per strada dopo essere stato ucciso.
Nell’appartamento dove è avvenuto il delitto c’erano sette camere da letto, abitate da diversi nuclei familiari, con alcuni bambini piccoli. Nessuno, sul momento, ha avvertito le forze dell’ordine, neppure una vicina che ha sentito alcune urla. L’omicida, nonostante abbia avuto quasi 15 ore di tempo prima della scoperta del cadavere, non ha tentato la fuga e alla fine ha confessato. Stamani i carabinieri sono riusciti a mettersi in contatto con alcuni familiari della vittima.
Dario Zona
Commenti