E’ stata annullata con rinvio dalla Cassazione la sentenza di appello che aveva condannato a 3 anni di reclusione il presunto pedofilo di Iolo, l’uomo di 52 anni che nel giugno 2011 rischiò di essere linciato dalla folla alle case popolari di via Antonio da Quarata a causa dei suoi rapporti con un quindicenne. L’uomo era stato condannato per prostituzione minorile: le indagini hanno dimostrato che aveva dato denaro al ragazzo in cambio di prestazioni sessuali. Secondo il 52enne si trattava di regali.
La Cassazione ha accolto la richiesta dell’avvocato difensore Massimiliano Tesi, che aveva chiesto la derubricazione del reato di induzione alla prostituzione, applicando soltanto il secondo comma dell’articolo 600 bis del codice penale, che punisce con la reclusione da uno a sei anni “chi compie atti sessuali con un minore di età compresa tra i 14 e i 18 anni in cambio di un corrispettivo in denaro o altra utilità”. In primo e secondo grado all’imputato era stato contestato anche il primo comma, che prevede pene più pesanti, fino a 12 anni di carcere. In primo grado, con rito abbreviato, la condanna era stata di 4 anni, ridotta a 3 anni in appello. Il presunto pedofilo di Iolo resta ai domiciliari in una località segreta, dove ha trascorso gli ultimi due anni e 4 mesi. Nel giro di un paio di mesi, considerato anche il beneficio alla libertà anticipata, potrebbe finire di scontare la sua pena. Alla fine, in caso di applicazione del secondo comma, la condanna definitiva potrebbe essere inferiore a quella già scontata dal presunto pedofilo.
L’episodio diventò di dominio pubblico il 29 giugno 2011 quando in via Antonio da Quarata una cinquantina di persone della frazione si radunò ai piedi del palazzo dove abitava il 52enne. Armata di bastoni e bottiglie incendiarie, la folla cercò di farsi giustizia da sola e 17 persone furono poi denunciate dalla Procura. Il presunto pedofilo fu fatto uscire di soppiatto travestito da vigile del fuoco (nella foto) e poi arrestato nel gennaio 2012 al termine delle indagini.
Adesso, dopo l’annullamento della sentenza di secondo grado con rinvio, il processo tornerà ad un’altra sezione della Corte d’Appello.
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